Prima gli ha mollato uno schiaffo ma poi è corso in bagno a piangere. Prima la rabbia e poi l’odio, poi la paura e il pentimento. Ha appena nove anni e quel piccolo ometto, alto un metro, ha riconosciuto si di aver sbagliato ma di averlo fatto perchè il padre del suo amichetto ha arrestato suo zio. Una storia che fa riflettere. Una storia che fa rumore, ma soprattutto una vicenda che riaccende i riflettori sulle condizioni socio culturali in cui sono costretti troppo spesso a vivere i bambini, divisi tra i principi di legalità e criminalità. Contesi tra il bene e il male e inevitabilmente vittime innocenti di un sistema malato che si percuote sulle loro vite. La storia di Marco (nome di fantasia) è la storia forse di tanti bambini della città che purtroppo hanno vissuto sulla loro pelle l’arresto di un loro genitore o familiare. E anche per Marco è stato lo stesso: suo zio è stato arrestato diversi anni fa per spaccio di droga a Boscoreale. A stringergli le manette ai polsi i poliziotti. Era nella sua cameretta quando le divise fecero irruzione alle prime luci dell’alba e portarono via suo zio, quell’uomo per Marco era l’unico punto di riferimento perchè suo padre è in cella da quando Marco aveva pochi mesi e sua madre invece lo ha abbandonato. «Sei il figlio di una guardia,vergognati» è quanto ha urlato prima di prenderlo a calci e pugni.
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