Secondo Marco Prato, Manuel Foffo nega la sua omosessualità. E, per questo, accetta di avere rapporti sessuali con altri uomini solo se questi si travestono da donna. Ma quello che succede venerdì scorso va oltre qualsiasi perversione. La ricostruzione dei fatti è ancora frammentaria e contraddittoria, ma ne emerge un quadro di devastante violenza e di inumana depravazione. Stando alle carte degli inquirenti , la scintilla dell’omicidio si accende in Foffo proprio durante un rapporto a tre con Luca Varani in cui interviene “dopo aver leccato i tacchi a spillo ed essersi fatto camminare sul corpo partecipando all’eccitazione sessuale”. “Manuel era come impazzito mi ha chiesto prima di versare un farmaco nel bicchiere di Luca e poi dopo che questo aveva cominciato a stare male mi ha chiesto di ucciderlo: ‘Questo stronzo deve morire’, urlava in preda a un improvviso e insensato odio e repulsione verso Varani”. Stando alla deposizione di Prato, anche la ricerca di una vittima sarebbe nata per assecondare una fantasia di Manuel: “Voleva simulare uno stupro con un prostituto-maschio”. Non avendo trovato nessuno girovagando in auto, i due chiamano Varani. “Ero infatuato di Manuel – continua Prato – ho cercato di assecondare la sua follia omicida, obbedendo in modo passivo alla sua richiesta di strozzarlo”. Così Prato ha provato ad ammazzare Varani a mani nude. “Ma – ammette – senza riuscire a stringere in modo da ucciderlo. Luca pareva voler combattere per rimanere in vita”. Ed è allora che sarebbe intervenuto Foffo. “In preda a una furia bestiale – dice Prato – inizia a colpirlo con il martello in testa, adirandosi sempre di più per non riuscire, nonostante tutti i colpi, a provocarne la morte e chiedendomi ripetutamente di aiutarlo”.
CRONACA
11 marzo 2016
“Sdraiati e leccami i tacchi a spillo”: i particolari perversi del delitto Varani