Michele D’Alessandro. Un nome che ha fatto la storia della camorra a Castellammare di Stabia. Nessun legame attuale e concreto al clan se a portarlo è il nipote del defunto fondatore della cosca di Scanzano, figlio di suo fratello Luigi senior. Misure di prevenzione respinte per il 37enne Michele D’Alessandro, assistito dall’avvocato Alfonso Piscino. Bocciato lo status di “sorvegliato speciale” che la Dda di Napoli aveva proposto per lui, una sorta di “daspo” per chi appartiene a determinati contesti criminali e che- come suggerisce appunto la stessa dicitura ‘misura di prevenzione’- serve ad evitare la commissione di nuovi reati attraverso l’osservanza di strette regole come, ad esempio, non frequentare luoghi che sono ritrovo di delinquenti o anche semplicemente farsi trovare in compagnia di pregiudicati. Il Tribunale di Sorveglianza di Napoli ha respinto la proposta che la Procura aveva avanzato il 19 febbraio, con una decisione arrivata proprio in questi giorni e che non è affatto scontata.
Proprio in virtù del nome “pesante” che il 37enne porta, nonché del suo passato giudiziario. Eh sì, perché Michele D’Alessandro di Luigi non ha condiviso soltanto il cognome della cosca di Scanzano. Condannato in via definitiva a 7 anni per estorsione aggravata dal metodo camorristico per fatti commessi a Parma nel 2004, il nome di Michele D’Alessandro è recentemente ricomparso in un’inchiesta su presunti infiltrazioni della camorra nel porto di Salerno nella quale, però, la richiesta di arresto avanzata dal pm Vincenzo Montemurro della Dda salernitana è stata respinta due volte, prima dal gip e poi dal Tribunale del Riesame.