E poi la guerra ti entra dentro casa, attraversa le strade, sconvolge le tue abitudini e ti cambia la vita, per sempre. Ancora un attacco nel cuore dell’Europa, ancora gente in fuga, bandiere a mezza asta e monumenti che si tingono di nuovi colori, mentre ci si chiede a chi toccherà la prossima volta. Eppure la vita va avanti, il giorno dopo la routine riprende inesorabile e tu non puoi fare altro che assecondarla, tu non puoi fermarti neanche dinanzi alla paura. Cosa significa riprendere in mano la propria quotidianità in una città sotto attacco ce lo racconta Marialucia Turco, giovane originaria di Palomonte e trapiantata a Bruxelles da quasi 5 anni. Contattata via facebook Marialucia ci parla dell’atmosfera surreale che si respira in città la sera del 22 marzo. Ingegnere aerospaziale presso un’azienda aeronautica dislocata fuori città, Marialucia ha saputo cosa stava accadendo solo una volta arrivata a lavoro. “Io lavoro vicino l’aeroporto di Charleroi a 50km da Bruxelles. Ho sentito alla radio degli attentati.” Immediato il pensiero alla propria famiglia a Palomonte rassicurata tramite un messaggio su whatzupp “Tranquilli..Sono a lavoro” e ai suoi amici in città per assicurarsi che nessuno fosse stato coinvolto “Tutti erano a lavoro per fortuna”. Poi la giornata è proseguita come sempre, con la radio accesa per gli aggiornamenti, in un clima irreale “Sai i belgi sono abbastanza freddi. Abbiamo continuato a lavorare come sempre anche se io personalmente ho paura”. La giovane salernitana vive nella zona universitaria di Bruxelles che ci racconta è normalmente sempre piena di gente mentre martedì sera rientrando da lavoro non ha incontrato nessuno per strada. “La città era vuota come a novembre quando c’è stata l’allerta 4.” È da mesi infatti che la normalità per i brusselesi è fatta di controlli, militari armati per le strade e auto della polizia con le sirene spiegate. Pensare che quella “normalità” potesse essere ulteriormente stravolta sembrava impensabile. “Fino a ieri era tutto normalissimo. Ieri sera sono andata come sempre in piscina, ho preso il bus. Tutto normale.” Già tutto normale, azioni normali di gente comune in una qualsiasi città d’Europa. Una quotidianità ancora una volta attaccata, distrutta e pronta ad essere ricostruita. Le chiedo se in questo momento si sente sicura a riprendere in mano le proprie abitudini, e la risposta è secca “No ovviamente no! Anche perché tra due giorni dovrei partire, torno a casa per Pasqua, ma ho paura ad andare all’aeroporto. L’aeroporto di Zaventem. Non credo riaprirà per giovedì. Sto cercando di contattare Alitalia ma al momento è difficile.”
CRONACA
24 marzo 2016
La tragedia di Bruxelles dagli occhi di una salernitana