Una giornata di ordinaria follia che sconvolge le festività pasquali della città di Acerra tra scontri tra gruppi politici ed un principio di incendio scoppiato nel sottotetto del Castello Baronale dove da giorni sono asserragliati, in protesta contro la Regione, tre ex dipendenti del Consorzio di Bacino. Meglio, però, andare per ordine. Questa mattina, nella cittadina a Nord della provincia di Napoli, ci sono stati degli scontri tra i militanti di Casapound, organizzazione di estrema destra che aveva ottenuto il permesso di allestire un gazebo informativo nella centrale Piazza San Pietro, e alcuni esponenti dei gruppi dei disoccupati organizzati insieme a dei militanti di sinistra. I due gruppi politici non è la prima volta che arrivano allo scontro in città, nonostante Casapound abbia pochissimi iscritti e nessuna rete sul territorio, mentre la formazione dei disoccupati organizzati e dei militanti di sinistra, sia più numerosa e ben radicata. Sono stati proprio i disoccupati, dopo aver avuto notizia della presenza del gazebo di Casapound, ad organizzare una contro manifestazione in zona con l’intento di mandare tutto all’aria. La polizia sul posto è intervenuta per evitare che ci fossero contatti tra i due gruppi, la situazione è degenerata fino ad arrivare allo scontro, nonostante sul posto fossero presenti Vigili urbani e uomini della Polizia di Stato. Ad averne la peggio pare sia stato proprio un vicequestore della locale Polizia di Stato, ferito alla testa e con una prognosi di quindici giorni di guarigione. Tre persone, a quanto pure tutte appartenenti ai movimenti dei disoccupati, sono stati identificate, fermate e trattenute al locale commissariato. Nel frattempo, dalla Piazza San Pietro luogo dello scontro tra estrema destra ed estrema sinistra, l’attenzione si è spostata all’interno del Castello Baronale di Acerra. Il palazzo storico, con l’antistante piazza è oggetto di lavori di ristrutturazione e adeguamento, opere bloccate al momento, perché da giorni sono asserragliati nel sottotetto tre ex dipendenti dei Consorzi di Bacino per la raccolta dei rifiuti, enti creati all’epoca della gestione dell’emergenza rifiuti in Campania e poi dismessi dalla Regione Campania con relativo licenziamento delle migliaia di dipendenti. Questi ex lavoratori sono in protesta da mesi per rivendicare il pagamento di 41 mensilità arretrate ed i relativi contributi. E’ stato proprio nel sottotetto del Castello che intorno alle 11,30 è scoppiato un principio di incendio. Sul posto erano già presenti i Vigili del fuoco (in presidio da quado i tre sono asserragliati nel sottotetto) e gli uomini della Polizia di Stato. Sono stati proprio quest’ultimi ad intervenire tempestivamente e ad evitare guai seri, nessun danno grave pare sia stato riportato a cose e persone. Nessuna ipotesi, al momento, è stata fatta sull’origine dell’incendio ma è difficile non collegare la presenza nell’area dove sono scoppiate le fiamme con i soli tre ex dipendenti del Bacino, finiti nei giorni scorsi anche al centro della lettera del Vescovo di Acerra Antonio Di Donna che pregava il Governatore De Luca di interessarsi della loro vicenda. Da fonti investigative non si esclude che proprio uno dei tre, avendo saputo degli scontri in piazza tra i militanti di estrema destra ed i disoccupati, abbia voluto attirare l’attenzione con un gesto eclatante che poteva creare ben altri problemi. In città, adesso, visto che l’attenzione è alle stelle, si attende l’intervento delle Forze dell’Ordine per sgomberare il cantiere intanto bloccato da giorni. Il Comune di Acerra si è costituito nuovamente parte civile nel processo penale presso la Seconda sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione a carico del gruppo criminale, già condannato in Appello e ricorrente in Cassazione, decimato e fermato con l’operazione chiamata “Risiko” e facente capo ai clan Crimaldi-De Sena e ai clan De Falco-Di Fiore. Il dispositivo di primo grado era stato pronunciato dal Tribunale di Napoli nel 2013, la sentenza di Appello nel 2015. Contro questa sentenza alcuni imputati hanno presentato ricorso in Cassazione ed il Comune di Acerra, guidato dal Sindaco Raffaele Lettieri, si è costituito quale parte civile, per il danno all’immagine dell’ente. I capi d’imputazione andava dall’Associazione di tipo mafioso all’estorsione aggravata continuata, alla contraffazione e detenzione abusiva di armi e traffico illecito di sostanze stupefacenti. L’operazione ‘Risiko’ risale a settembre 2010 quando vennero arrestate 43 persone: i fatti di quell’ordinanza rappresentarono l’atto conclusivo di un’attività investigativa snodatasi nell’arco di oltre un quinquennio e che aveva avuto già come esiti l’adozione di numerosi provvedimenti restrittivi. Panorama di riferimento le dinamiche ‘criminocamorristiche’ dell’area di Acerra, l’arco temporale quello a cavallo tra il 2006 ed il 2008, all’indomani della morte di Ciro De Falco (‘o ciomm), che rappresentò una sorta di spartiacque, uno snodo cruciale che diede origine ad una catena di reazioni determinando una rimodulazione delle forze malavitose in campo. Nell’ordinanza Risiko venne inflitto un duro colpo ai clan locali, (Crimaldi, De Sena, Di Fiore) in quella ribattezzata dal gip del tribunale di Napoli come una ‘camorra primitiva’, in cui non era possibile individuare schieramenti compatti, distinguere tra amici e nemici, identificare alleanze e contrapposizioni, dove le dinamiche criminali sono fluide e legate agli egoismi individuali, dove i rapporti nascono e si esauriscono con straordinaria rapidità. Una camorra violenta, rocciosa ed impenetrabile. Le organizzazioni camorristiche, inoltre, per l’affermazione del controllo egemonico sul territorio, non esitavano alla guerra armata con organizzazioni criminali rivali.
CRONACA
26 marzo 2016
Acerra nel caos: scontri tra politici e incendio nel Castello Baronale