Bastano due squilli al telefono ed un pronto per raccogliere lo sfogo di quel parroco messo all’angolo da una vicenda che lo ha travolto senza lasciargli nessuna via d’uscita. Don Antonio Marrese è solo in mezzo a tanti. Sa bene che non può controllare le malelingue degli altri ma prova comunque a confidare in quello stile di vita retta che gli può solo consentire, ora, di ignorarle. «Sto male, troppo male. Mi stanno facendo del male gratuitamente, la prego, almeno lei, abbia carità di me e racconti a tutti la mia verità».«Hanno parlato di un carabiniere di Pisa, di accuse di presunte violenze, stalking, minacce nulla di vero – incalza don Antonio – i fatti non riguardano assolutamente la base nella quale sono cappellano, sono stato solo accusato di calunnia e di diffamazione e non per aver infastidito un carabiniere». E’ un fiume in piena e decide di raccontarsi: «La mia unica colpa è stata quella di aver presentato degli esposti, sono quelle le lettere delle quali si parla tanto, nessuna minaccia, solo esposti con dei fatti. Punto, nessun avances, per amore della verità e di Dio si scrivano cose reali».
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