La Cassazione riapre la battaglia della carta igienica e con una sentenza della Prima sezione civile, depositata oggi, assegna un punto a favore dei rotoloni ‘Regina’, dicendo che non può essere considerato “irrilevante” il fatto che una consulenza demoscopica d’ufficio abbia evidenziato che “il 51% del campione ricollega l’espressione Rotoloni al marchio ‘Regina’”. A portare alla sbarra la questione che richiama il tormentone pubblicitario del rotolone che ‘non finisce mai’, la Soffass spa, azienda che produce bobine in carta e realizza prodotti con il marchio Regina, che ha chiesto l’inibizione ad altre aziende della parola ‘Rotoloni’ nella pubblicità e nelle confezioni di rotoli da cucina o di carta igienica.
Piazza Cavour, accogliendo in parte il ricorso della Soffass, ha ordinato un appello bis davanti alla Corte d’appello di Milano evidenziando che “sussiste il vizio di motivazione lamentato con riguardo all’affermata irrilevanza del dato secondo cui il 51% del campione ricollega l’espressione al marchio ‘Regina’ perché si presterebbe ad ‘interpretazioni decisamente antitetiche'”.
Tra l’altro, la Suprema Corte ha fatto notare che “come chiarito dalla Corte di giustizia, un segno può acquisire un carattere distintivo anche in seguito all’uso che ne è stato fatto, pure in quanto parte o in combinazione con un altro marchio registrato: ciò mediante la prova che gli ambienti interessati percepiscono il prodotto o il servizio designato da quell’unico marchio come proveniente da una determinata impresa”.
Piazza Cavour ha poi fatto presente che “non convince sul piano logico dell’argomentazione l’affermazione della sentenza impugnata secondo cui sarebbe irrilevante, ai fini della prova richiesta dell’acquisizione di un ‘secondary meaning’ del marchio, la risposta positiva della metà degli intervistati, la quale, secondo la consulenza di parte risultante delle indagini di mercato commissionate da Soffass spa, ricollega la parola ‘Rotoloni’ al produttore della carta ‘Regina’”.
A scanso di equivoci, la Cassazione ha ricordato che quanto alle “indagini demoscopiche, proprio nel settore in questione esse possono rivelarsi necessarie al fine di offrire un’adeguata prova dello slittamento semantico della parola nella percezione del pubblico dei consumatori”.