«State tranquillo, quando arrivate a Salerno è tutto già organizzato, andrà tutto liscio». E lo era per davvero. Il carico di merce, cocaina pura divisa in panetti e nascosti nel fondo di containers, arrivati direttamente dall’Ecuador e da Panama riuscivano ad arrivare al porto di Salerno senza alcun intoppo. Quando poi il carico doveva essere trasferito dal container al tir per il trasporto ancora meglio. Nessun sospetto, nessuna verifica, nessuno che osava avvicinarsi al carico di merce per controllare che non si trattasse di merce illecita. Il segreto? Tre dipendenti infedeli.
Si tratta di Enrico Russo, Matteo Rispoli e Antonio Romano. Il capo dell’intero sodalizio era Enrico Russo, ex dipendente di una ditta portuale che si occupava del controllo della merce alimentare e quella che arrivava in quei containers passava appunto per frutta.
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