Il monopolio nel commercio dei fiori dall’Olanda, una sistematica evasione fiscale e la disponibilità a partecipare a una società immobiliare che avrebbe dovuto acquistare il terreno su cui sarebbe dovuto nascere il mercato dei fiori di Pompei. Il tutto grazie a un patto di ferro con il clan Cesarano. L’avrebbe creata così la sua ricchezza Antonio Esposito, alias “Billy” l’imprenditore 51enne di Castellammare di Stabia colpito l’altro giorno da un maxisequestro di beni per un valore di 3 milioni e 400mila euro. Nel rapporto con la cosca di Ponte Persica sta quello che i giudici della sezione “Misure di prevenzione” del Tribunale di Napoli (presidente Beatrice Sasso, a latere Giovanni Vinciguerra e Michele Mazzeo) definiscono «vizio genetico della formazione del patrimonio». Che vale anche se Antonio Esposito, che ha già scontato la sua condanna penale di cinque anni e sei mesi per 416bis diventata definitiva nel 2006, non viene più considerato socialmente pericoloso tant’è che è stata rigettata la richiesta come misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale.
CRONACA
4 maggio 2016
Cesarano, il monopolio dei fiori e il patto con il clan dietro il tesoro di Antonio “Billy” Esposito