Alcuni esponenti del clan camorristico D’Avino si erano personalmente interessati dello svolgimento delle elezioni comunali di Somma Vesuviana del 2013. È quanto emerso dalle indagini coordinate dalla Dda di Napoli che si sono avvalse anche di numerose intercettazioni telefoniche e ambientali ascoltate anche durante alcuni colloqui in carcere del boss Giovanni D’Avino detto “‘o bersagliere”. Sono 21 le persone arrestate, 20 condotte in carcere e una ai domiciliari, dai carabinieri perché ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione a delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, spaccio di stupefacenti ed estorsione, reati aggravati dal metodo mafioso. L’indagine ha permesso di individuare due distinti gruppi criminali dediti alle estorsioni e al traffico di droga attivi a Somma Vesuviana, Santa Anastasia e zone limitrofe: i D’Avino e gli Anastasio. Entrambi i clan avevano ripreso il controllo dei rispettivi territori a seguito del disfacimento – si legge in una nota del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli – del controllo da parte del clan Sarno, anche instaurando alleanze con altri clan. È stato possibile così accertare che gli indagati avevano anche esploso colpi d’arma da fuoco contro abitazioni ed esercizi commerciali di alcuni imprenditori per costringerli a pagare il racket. È stata inoltre appurata la responsabilità in merito al tentato omicidio di Mario Schetter del marzo 2013 e del pestaggio ai danni di un altro esponente del clan D’Avino. Episodi che si inquadrano nella lotta tra i D’Avino e gli Anastasio per il controllo degli affari illeciti.
Pur non essendo indagato, da alcune intercettazioni compare il nome di Carmine Mocerino, oggi presidente della commissione Anticamorra del Consiglio regionale della Campania ed esponente del gruppo Caldoro presidente. Il politico sarebbe stato tirato in ballo proprio in merito alle elezioni amministrative di Somma Vesuviana. “Pieno sostegno e plauso all’azione della magistratura e alle forze dell’ordine – si legge in una nota di Mocerino – esse garantiscono importante presidio di legalità in territori difficili. Il mio impegno, da sempre, è lavorare per rafforzare l’argine contro l’infiltrazione della criminalità organizzata. Continuerò in questo percorso con determinazione in totale sintonia istituzionale con le diverse autorità preposte e – ha concluso – respingendo tutti i tentativi strumentali di minare quest’attività”. Sulla vicenda relativa all’inchiesta BluSky è intervenuta anche il consigliere regionale del Movimento 5 stelle Valeria Ciarambino. “Troviamo allarmanti questi fatti gravissimi. L’ennesima valanga di sospetti pesanti e ombre investe la Regione Campania e in particolare un consigliere comunale che, tra l’altro, presiede l’importante organismo regionale che dovrebbe contrastare la camorra”. “La commissione Anticamorra è già rimasta paralizzata troppo tempo: non possiamo permetterci che quello che dovrebbe essere il faro della legalità in Campania venga ancora ostacolato e turbato nel suo lavoro da simili vicende che vedono allungarsi l’ombra della camorra. Sarebbe il caso – ha concluso – che anche le assemblee regionali fossero sottoposte al meccanismo della commissione di accesso e all’eventuale scioglimento come accade con i Comuni”.