“Il mio cliente vive questo incubo da quattro anni ma, confidando in maniera totale nella magistratura, e’ certo che riuscira’ a dimostrare la sua estraneita’ ai fatti che gli vengono contestati”. Cosi’, in una nota, l’avvocato Luca Capasso, legale di Pino Taglialatela, l’ex portiere del Napoli accusato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli di essere prestanome di un presunto affiliato a un clan di camorra. “A Taglialatela – spiega Capasso – viene contestato di risultare proprietario di alcuni veicoli che, in realta’, sarebbero riconducibili all’affiliato. Ma non esiste nessun passaggio di proprieta’ intestato a lui e, se dovesse spuntare, siamo prontissimi a chiedere il disconoscimento della firma”. “Pino – continua il legale – ha costruito gran parte della sua carriera di calciatore lontano da Napoli, e’ un uomo stimato da tutto l’ambiente calcistico e non ha mai avuto a che fare con gli ambienti della malavita organizzata. Per colpa di una parentela ‘scomoda’ si e’ trovato coinvolto in una vicenda assurda, tirato in ballo da un pentito. Ma la magistratura, nella quale crede ciecamente, chiarira’ ogni cosa”. Venerdi’, al processo, c’e’ stata anche la deposizione di Luigi Pavarese, ex direttore sportivo di Napoli ed Avellino. “Anche Pavarese – conclude l’avvocato Capasso – ha smontato le accuse del pentito, spiegando di aver ingaggiato Taglialatela nell’Avellino per la sua esperienza e non certo perche’ aveva subito pressioni dalla camorra”.
CRONACA
15 maggio 2016
Clan Mallardo, Batman Taglialatela si difende: “Vivo un incubo da 4 anni”