Tuta, sigarette e nient’altro. E’ bastato poco a Maurizio Sarri per conquistare Napoli e riportarla ai livelli che merita. Così come è bastato poco affinché De Laurentiis lo scegliesse per affidargli la panchina del Napoli dopo i due anni non esaltanti vissuti sotto la gestione Benitez. Uno di quei classici feeling sbocciati a pelle, senza troppo giri di parole. Quelle non bastano quando un sorriso ispira fiducia o quando una determinata idea di gioco piace a tal punto da chiedere di imprimerla anche all’ombra del Vesuvio. E’ successo più o meno così tra De Laurentiis e Sarri. I due registi, le menti eccellenti che hanno permesso di mandare in onda uno dei film più belli della storia del calcio napoletano. Al diavolo lo scudetto che poi non è arrivato se in rosa c’è un mostro, un Gonzalo Higuain riuscito a superare il record di Nordahl, diventando il re d’Italia e del campionato nostrano grazie alla cura rigenerante prescritta dall’allenatore toscano. La festa andata in scena sabato notte nella suggestiva Villa d’Angelo ha rappresentato qualcosa di unico, di inedito. Il gruppo si è unito come di consueto a Posillipo per il saluto di fine stagione, ma stavolta c’è stato un qualcosa di magico, forse perché c’era da festeggiare un’annata straordinaria e forse perché il futuro sembra ancora più roseo, più promettente. L’ha ribadito anche la Curva B: «L’appuntamento col tricolore è soltanto rinviato». Napoli ci spera e sogna soprattutto grazie a Maurizio Sarri, l’autore della rivoluzione napoletana che De Laurentiis ha voluto ringraziare in pubblico – insieme agli altri calciatori – durante la cena: «E’ testardo, folle, deciso, ma soprattutto bravo; L’ho sostenuto nei momenti in cui le cose andavano male – le parole del suo discorso -. Lo ringrazio per averci riportato in Champions». Poi s’è dedicato anche alla squadra, a quella che è a gennaio s’è laureata Campione d’Inverno, costretta poi nel girone di ritorno a fare i conti con i cannibali della Juventus. A ognuno dei suoi calciatori ha dedicato una frase, riservando – in occasione della prima portata – sotto la cloche un premio di 3 milioni per la Champions raggiunta. Un gruzzoletto degno della stagione esaltante che il Napoli ha vissuto e da dividere in parti uguali tra gli elementi della rosa.
Insomma, a Villa d’Angelo è stata una notte speciale, una notte che lo stesso patron difficilmente dimenticherà. L’umore è stato dei migliori, soprattutto perché c’è la consapevolezza di poter fare ancora meglio. Bisognerà, però, trattenere tutti i gioielli di famiglia, quelli che adesso vantano un valore triplicato dopo la stagione disputata. De Laurentiis dovrà «investire di più» secondo l’appello della Curva A. E la sensazione, almeno per il momento, è che il presidente voglia costruire una corazzata, un Napoli ancora più forte. D’altronde avrà a disposizione un bel tesoretto per riuscirsi, oltre alle varie cessioni da cui ricaverà altri introiti. Quella eccellente porterà il nome e il cognome di Manolo Gabbiadini, tra gli scontenti di questo campionato. Ma ora niente musi lunghi, tra i vicoli di Napoli si parla solo della Champions.