Un messaggio in stampatello scritto con mano tremante, di chi vive la sofferenza della malattia, in fondo a una lettera tanto breve quanto intensa: “Ti voglio bene davvero, tuo Marco”. Marco Pannella scrive a Papa Francesco il 22 aprile, pochi giorni dopo il viaggio del Pontefice a Lesbo: “Ti scrivo dalla mia stanza all’ultimo piano – vicino al cielo – per dirti che in realtà ti stavo vicino a Lesbo quando abbracciavi la carne martoriata di quelle donne, di quei bambini, e di quegli uomini che nessuno vuole accogliere in Europa”. Da quella stanza vicino al cielo, il ‘leone d’Abruzzo’ trascorreva il suo ultimo mese di vita. A due passi da Fontana di Trevi, con le “piante impazzite che si muovono a questo vento e i gabbiani che lo accompagnano”. Il leader radicale aveva seguito in televisione gli incontri del Papa con i rifugiati accolti sull’isola greca e ne era rimasto colpito. “Questo è il Vangelo che io amo e che voglio continuare a vivere accanto agli ultimi, quelli che tutti scartano” scrive. Nel post scriptum della lettera c’è un accenno alla croce di monsignor Romero, assassinato il 24 marzo 1980 a El Salvador dagli squadroni della morte mentre celebrava messa: “Ho preso in mano la croce che portava mons. Romero, e non riesco a staccarmene”. La missiva è stata consegnata al Papa proprio da chi oggi indossa la croce di Romero, monsignor Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il 2 maggio, giorno del compleanno di Pannella, Papa Francesco gli mandò in regalo a Pannella il suo libro sulla Misericordia e una medaglia. Pannella e Papa Francesco, divisi in molte battaglie, sono però sempre stati vicini su diversi punti. La stima reciproca si è percepita da subito. Fu Bergoglio nel 2014, con una telefonata, a convincere il leader radicale a sospendere l’ennesimo sciopero della fame e della sete, intrapreso per chiedere il miglioramento delle condizioni dei detenuti nelle carceri italiane. A telefono con il Papa Pannella accettò di prendere un caffè. “Marco Pannella è una persona con cui ci siamo trovati spesso in passato su posizioni discordanti, ma di cui non si poteva non apprezzare l’impegno totale e disinteressato per nobili cause, ad esempio quella a cui si è molto dedicato negli anni recenti, in favore dei carcerati”, ha detto a caldo padre Federico Lombardi, ai microfoni di Radio Vaticana, “Diverse volte ha voluto incontrarmi proprio per testimoniare personalmente con molto entusiasmo la sua grandissima ammirazione per il Papa Francesco – ha raccontato -, per la sua attenzione ai carcerati e l’impegno per il rispetto della loro dignità, come pure più generalmente per tutte le persone i cui diritti sono violati o conculcati”. “Lo ricordo quindi – ha concluso il portavoce della Santa Sede – con stima e simpatia, pensando che ci lascia una eredità umana e spirituale importante, di rapporti franchi, di espressione libera e di impegno civile e politico generoso, per gli altri e in particolare per i deboli e i bisognosi di solidarietà”.