E’ una nutrita pattuglia di governo quella presente nella sala S.Cecilia dell’auditorium della Musica, in prima fila ad ascoltare le ‘considerazioni finali’ del neo presidente di Confindustria, Vincenzo BOCCIA. In platea sedevano infatti, oltre al ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda e il ministro dei beni culturali, Dario Franceschini, intervenuti dal palco, anche il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, il ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin ed il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina.
“Il nostro saluto va al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Per noi la Sua presenza qui oggi ha un significato profondo”. Così ha esordito il presidente di Confindustria, Vincenzo BOCCIA, poco dopo aver preso la parola dal palco dell’assemblea degli industriali, rivolgendosi al Capo dello Stato seduto in prima fila. Un saluto accolto dal lungo applauso della platea degli industriali. “Siamo onorati di averLa nostro ospite e La ringraziamo di cuore per l’esempio che, con la sua dedizione, il Suo rigore istituzionale e il Suo rispetto e la Sua considerazione verso tutte le componenti sociali, sta dando a noi tutti e al Paese intero”.
Poi si è rivolto ai leader di Cgil Cisl e Uil fissando il prossimo appuntamento per l’avvio di una trattativa attesa da tempo: “A malincuore abbiamo accettato la decisione dei sindacati di arrestare questo processo per dare precedenza ai rinnovi dei contratti collettivi nel quadro delle vecchie regole, lasciando così ai singoli settori il gravoso compito di provare a inserire elementi di innovazione. Adesso non si può interferire con i rinnovi aperti”, dice fissando un paletto preciso. “Quando riprenderemo il confronto, avremo come bussola lo scambio salario/produttività”, dice tracciando uno schema della prossima ‘piattaforma’ industriale: “lo scambio salario produttività è una questione cruciale da realizzare nella contrattazione aziendale. Gli aumenti salariali devono perciò rispondere ad aumenti di produttività mentre il contratto nazionale resta per definire le tutele fondamentali del lavoro e offrire una soluzione a chi non desidera affrontare il negoziato in azienda”, spiega chiarendo però subito come “non volgiamo giocare al ribasso; vogliamo una produttività più alta per pagare più alti salari”.
Indica poi la strada che il governo dovrebbe seguire sul fisco finanziando l’intervento di ridimensionamento delle aliquote fiscali “con la revisione delle tax expenditure e la diminuzione dell’evasione. La competizione tra paesi si gioca anche sul fisco”, ammonisce ancora. Per questo va bene la riduzione Ires al 24% dal 2017 che però “non basta”, aggiunge. “Ricordiamo che l’Italia ha la non invidiabile anomalia dell’elevata imposizione locale sui fattori di produzione. Un’imposizione che da noi, al contrario degli altri paesi, è deducibile solo in minima parte”, prosegue. Ma al centro dell’attenzione del governo dovrebbe esserci anche, dice ancora, il tema di una vera “politica fiscale a sostegno degli investimenti, a partire da ricerca e sviluppo” così come sarebbe da potenziare il credito di imposta, “superando la logica incrementale che penalizza le imprese che oggi trainano il Made in Italy”.
“La nostra economia è senza dubbio ripartita. Ma non è ancora ‘ripresa’. E’ una risalita modesta, deludente, che non ci riporterà in tempi brevi ai livelli pre recessione. Le conseguenza della doppia caduta della domanda e delle attività produttive sono ancora molto profonde”. E’ questo il quadro tratteggiato dal presidente di Confindustria, Vincenzo BOCCIA, nella sua relazione all’assemblea degli industriali. Una situazione che impone importanti sfide proprio a cominciare dagli imprenditori: “per risalire la china – sottolinea – dobbiamo attrezzarci al nuovo paradigma economico. Noi imprenditori dobbiamo costruire un capitalismo moderno fatto di mercato, di apertura ai capitali e di investimenti nell’industria del futuro”. “Non partiamo da zero – dice BOCCIA – anzi, il passaggio è già in atto. Però non ovunque e con la stessa intensità. Ce lo dice la performance delle imprese, per analizzare la quale le medie di settore non hanno più significato, ci sono imprese che vanno benissimo e imprese che vanno malissimo. Abbiamo notato questa tendenza già nei primi anni duemila. Dal 2008 questa tendenza è esplosa. Da un lato, abbiamo imprese e imprenditori che hanno colto tutte le opportunità e hanno superato la crisi. L’hanno superata perché hanno innovato. Hanno esportato. Perchè hanno modernizzato la governance. Hanno superato la crisi perché hanno creduto nelle competenze dei proprii collaboratori. Hanno aperto il capitale dell’impresa”. “All’estremo opposto -evidenzia Boccia_- ci sono imprese e imprenditori che non hanno innovato e non si sono modernizzati. Fra questi c’è chi non ha retto e ha chiuso”.
Non manca un saluto per suo padre: “Un grazie affettuoso a mio padre. L’emozione più grande è vederti seduto in platea, davanti a me, e pensare da dove sei partito”. Così, visibilmente commosso, tanto da essere costretto a interrompersi brevemente.