SALERNO – Il gruppo che secondo l’Antimafia faceva affari con lo stupefacente aveva un linguaggio in codice per non essere intercettato. Per il gestore delle sale scommesse, Matteo Vitale, la droga diventava «macchinette, e te ne porto 20». Per Luca Avallone si chiama «funghi». E’ quanto emerge dalle 49 pagine di ordinanza firmata dal giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Salerno, Pietro Indinnimeo. Poi ci sono i festini in casa di Vinciguerra dove si sarebbero consumati hashish e cocaina, ceduti ad una donna del gruppo. Gli assuntori erano giovani ma anche persone di una certa età pronti a sborsare fior di quattrini per una serata da sballo. Uno spaccio al dettaglio che raggiungeva il clou soprattutto nei fine settimana. Cocaina innanzitutto.
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