L’amarezza per una sentenza troppo clemente e la consapevolezza di una battaglia che non è ancora finita. Il giorno dopo la sentenza che ha condannato a 20 anni di carcere Salvatore Parolisi, l’assassino di Melania Rea, nessuno ha voglia di parlare. Neanche Gennaro, il papà della donna uccisa in un bosco del teramano nel 2011, che negli anni ha sempre combattuto per avere giustizia, ha tanta voglia di esprimersi su una vicenda che fa ancora male. Lunedì la sentenza della Corte di Cassazione a “soli” 20 anni di pena per il marito. Una sentenza giudicata troppo clemente da papà Gennaro nel corso delle interviste concesse ai media nazionali post processo: «Per un dolore senza fine, ci vuole una pena senza fine», sono state le parole del padre della donna di Somma Vesuviana.
Ma la battaglia legale non è finita. L’ex caporalmaggiore dell’esercito è rinchiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere e continua a proclamarsi estraneo al delitto. Per gli avvocati Biscotti e Gentile, del foro di Perugia, quello a Parolisi «rimane un processo aperto con grandissimi dubbi». «Riteniamo – hanno detto – che tante ombre incertezze non siano state dissipate dalle sentenze. E’ quindi inevitabile un ricorso alla Corte di Strasburgo».
CRONACA
15 giugno 2016
Melania Rea, l’ira del papà