(di Gigi Casciello)
Il tono è pacato, come sempre. Segno del carattere dell’uomo, a metà tra il disincanto ed il non prendersi mai sul serio. Ma stavolta la questione è maledettamente seria e il disincanto aiuta almeno a vincere l’amarezza: “Ma che devo dire? Meno male che il Gip ha letto bene le carte ed ha respinto la richiesta di arresto…”.
Nino Marotta, dalla sua villa di Corgiano a Pellezzano, ad un soffio da Salerno, non ci gira intorno: il suo coinvolgimento nell’inchiesta della Procura di Roma su presunte tangenti in un vorticoso giro di appalti, lo ha stravolto. E non minimizza con le solite frasi di prammatica.
La Procura aveva chiesto anche il suo arresto..
“E meno male che il Gip non solo ha escluso mie responsabilità nei reati che mi venivano contestati ma ha specificato che per i reati ipotizzati a mio carico (traffico di influenze illecite e ricettazione) non è previsto l’arresto. Sempre che venga confermato un mio ruolo nella vicenda”.
Tutto nascerebbe dalla sua amicizia con i fratelli Pino e Raffaele Pizza.
“Non è mica una colpa…”.
Il presunto giro di mazzette sarebbe stato organizzato però nello studio di Raffaele Pizza che secondo gli inquirenti lei frequentava…
“Certo che lo frequentavo. Sono miei amici. E lo studio è praticamente di fronte Montecitorio. Con Pino e Raffaele abbiamo fatto tante battaglie politiche. Innanzitutto quella per la titolarità del simbolo della Democrazia Cristiana. Abbiamo insieme poi fatto come Dc l’accordo elettorale con Silvio Berlusconi… Tra l’altro è più di un anno e mezzo che non li vedo”.
Ma dell’inchiesta non ha mai saputo nulla? Nella richiesta del Pm si ipotizza anche un suo tentativo di influenzare le indagini…
“Non sapevo assolutamente nulla. E come le ho già detto il Gip respingendo la richiesta di arresto è stato chiaro nel delineare la mia eventuale posizione nell’inchiesta. Su questo sono sereno e confido di chiarire ogni aspetto non appena avrò modo di leggere nei dettagli quanto mi viene contestato. E’ tutto estremamente lontano da me e dalla mia indole, dall’illecito finanziamento al partito alle tangenti”.
E allora come è saltato fuori il suo nome?
“Non saprei. Ho frequentato lo studio di Pizza ma non mi sono mai occupato delle attività di Raffaele. Una vola mi fu chiesto di difendere un tributarista coinvolto anche in questa vicenda. Se non ricordo male si trattava di un’indagine sulla raccolta abusiva del credito.. Dissi che non mi sarei potuto impegnare per la sua difesa perché, spiegai, la mia attività di penalista non si svolge a Roma”.
Da ex componente del Consiglio Superiore della Magistratura ad indagato il salto è di quelli da sentirsi male.
“Bene certo non sto bene ma tutto può essere?”.
In che senso tutto può essere?
“Tutto può accadere, la magistratura può indagare chiunque…”.
Può o deve?
“L’azione penale è obbligatoria ma io sono sereno e confido davvero nel lavoro dei magistrati perché tutto questo si risolva. Piuttosto è altro a preoccuparmi”.
Cosa?
“Una vicenda come questa ti devasta. E’ un dramma…Ma nemmeno per me, quanto piuttosto per la mia famiglia, mia moglie, mio figlio, gli amici…Le persone a cui devo spiegare, che devo tranquillizzare…Non è facile. Non, non è un momento facile”.