A chi ha avuto modo di osservarlo sul campo ha sempre lasciato un senso di meraviglia. «Che ci fa questo in Prima categoria?», l’interrogativo comune lasciato da quel funambolo che dimostrava di avere numeri superiori rispetto alla sfide dei polverosi campi di provincia. Fabio Salzano, fra i 12 destinatari della misura cautelare in carcere per l’operazione “Casablanca”, nel capoluogo era noto soltanto per le sue gesta calcistiche. Un talento che non era passato inosservato già giovanissimo, quando era stato ingaggiato prima dalla Cavese e poi dalla Paganese. Nella città di Sant’Alfonso era esploso con la formazione Berretti, toccando con mano il sogno del debutto in prima squadra. Poi il buio. Un brutto infortunio ha fermato la sua ascesa, facendolo finire ben presto nelle polveri dei campionati dilettantistici. Dove si è trasformato in un fenomeno: nel gennaio del 2014 fu ingaggiato dal Centro Storico, piccola club di Salerno di Prima Categoria, riuscendo a metter a segno in mezzo campionato ben 27 reti. Anche quest’anno si è ripetuto, trovando con costanza i gol prima con il Baronissi in Promozione e poi con la sua “squadra del cuore”. Uno dei tanti talenti “traditi” dal calcio che è stato costretto a dover “cercare fortuna” in altre attività. Le attività investigative della Procura Antimafia hanno appurato il ruolo di Salzano all’interno del gruppo guidato da Luca Franceschelli. Il bomber della Prima categoria salernitana, infatti, era uno degli addetti alla vendita al dettaglio di hashish: gli inquirenti hanno appurato i continui contatti e la sua sostanziale partecipazione agli affari illeciti. Non solo: le intercettazioni ambientali hanno fatto emergere il ruolo dominante di Franceschelli sul giovane calciatore. Il 28 maggio del 2015 i due si incontrarono in auto e Salzano domandò cinquanta grammi di “fumo”, ricevendo una eloquente risposta: «Stai zitto qua dentro, questi capiscono una cosa per un’altra…».
CRONACA
6 luglio 2016
Salzano, il talento di Cavese e Paganese finito nella rete dello spaccio