Terrone, bombe, guerra. Sì, perché nella guerra di Sirte – come riferisce l’agenzia Ansa – ora contro l’Isis entrano in gioco anche gli Stati Uniti. Sono iniziati ieri i primi raid Usa contro lo Stato Islamico nella loro roccaforte libica infliggendo ai jihadisti “pesanti perdite”. Le prime missioni aeree di “precisione” – che hanno preso di mira anche carri armati e altri mezzi – sono state autorizzate da Barack Obama, su raccomandazione del segretario alla Difesa Ash Carter e dietro richiesta del premier libico sostenuto dall’Onu, Fayez al Sarraj. E hanno incontrato il favore dell’Italia.
L’offensiva militare di Washington a sostegno delle forze del governo di Tripoli, già impegnate sul campo, apre di fatto un nuovo fronte di guerra degli americani nella lotta all’organizzazione terrorista. La caduta di Sirte – dove secondo il Pentagono sono presenti circa 1.000 combattenti Isis – infliggerebbe infatti un duro colpo ai tagliagole del Califfo già pesantemente bombardati in Siria e in Iraq. I raid sono stati valutati “positivamente dall’Italia” ha reso noto la Farnesina, precisando che Roma “incoraggia a realizzare le iniziative per ridare stabilità e pace ai libici”. Ad annunciare le operazioni è stato lo stesso Sarraj in un discorso alla tv nel pomeriggio: “Sono iniziati i primi raid americani che hanno colpito postazioni jihadiste”, infliggendo loro “pesanti perdite”, ha detto il premier libico rivelando che il suo governo aveva chiesto un “sostegno diretto agli Stati Uniti” per effettuare missioni in città.