Ci sono voluti tredici anni per mettere dei punti fermi all’agguato di camorra dell’11 marzo del 2003 che sancì l’apertura della seconda faida ercolanese tra gli Ascione e Birra-Iacomino. È stato necessario attendere il pentimento di personaggi di spicco della cosca che ordinò quel raid e ora che tutte le tessere del puzzle sono andate al loro posto, la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha deciso di procedere col piede pigiato sull’acceleratore. Si va a processo per il duplice omicidio del ras Mario Ascione e del suo guardaspalle Ciro Montella. Sul banco degli imputati ci saranno volti noti dei Birra di Ercolano ma anche quattro esponenti di primo piano dei Lo Russo di Miano che hanno prestato i propri sicari agli alleati della ‘città degli stracci’ in più di un’occasione. A processo, tra gli altri, finiscono il padrino Giovanni Birra ‘a mazza (da pochi mesi passato a collaborare con la giustizia) e il cognato Stefano Zeno, Lorenzo Fioto, Ciro Uliano ed Enrico Viola, tutti affiliati al clan Birra. Sul fronte della camorra mianese, invece, l’avviso del giudizio immediato è stato recapitato al boss Carlo Lo Russo, che ha imboccato il viale della collaborazione con la giustizia appena un mese fa, Raffaele Perfetto (ai vertici dei Lo Russo e nipote dei boss Lo Russo), Oscar Pecorelli ‘o malomm (anche lui coi gradi del capo in occasione della detenzione dei leader naturali del sodalizio) e Massimo Tipaldi.
CRONACA
11 agosto 2016
Faida ad Ercolano, processo per l’omicidio Ascione-Montella