Che la camorra avesse messo le mani sui taxi collettivi a Torre Annunziata era già emerso a novembre dello scorso anno. Una denuncia che però da quel momento ha fatto scattare la guerra tra il clan Gionta e il nuovo sistema. Uno tsunami per il controllo del pizzo tanto da innescare una serie di malumori interni e persino minacce ai soldati storici della cosca dei Valentini. E’ quanto emerge dal decreto di fermo emesso nei confronti del nuovo boss di Torre Annunziata, Ciro Domenico Perna e i suoi sei giovanissimi soldati, che continua a far emergere dettagli inquietanti sulla gestione degli affari illeciti delle cosche in città. Che Perna, estorsore di punta del clan dei Valentini, avesse intenzione di mettere le mani su tutti gli affari dei Gionta è risaputo, ma che si fosse spinto sino alla guerra per pochi euro è un dettaglio che, secondo gli investigatori oplontini, avrebbe determinato ancora di più la sua spietata e determinata voglia di comandare. Perna quei venti euro, una richiesta minima e spicciola per ogni taxi, li voleva. “Perché se li devono prendere loro” si legge nell’ordinanza che riporta l’incontro tra Perna e due suoi soldati. Un incontro tenuto nel covo del giovane baby boss dove Perna alza la voce e batte i pugni sul tavolo. Fa il nome di alcuni dei fedeli dei Gionta, ora liberi, che riscuoterebbero quella somma sui taxi e pretende che i suoi non si facciano “fregare”. “Io non mi vado a prendere 50 euro da uno dalla strada ma se lo fanno loro allora si deve dividere perché da oggi a Torre ci siamo anche noi”.
CRONACA
18 agosto 2016
Torre Annunziata. Pizzo da 50 euro sui taxi collettivi: il sistema