«La criminalità si muove su altre frontiere. E il messaggio della legalizzazione sarebbe negativo». Così il sostituto procuratore antimafia Vincenzo Montemurro, in forza all’ufficio investigativo presso il Tribunale di Salerno, chiude all’ipotesi di legalizzazione controllata dellla cannabis. L’apertura di Raffaele Cantone sulla legge si era centrata sui punti di contatto tra criminalità e giovani, costituiti proprio dalle droghe leggere. Montemurro invece non crede all’ottenimento di risultati attraverso una politica di liberalizzazione. «Non sono d’accordo per diverse ragioni. Una legge di questo genere sarebbe un segnale di sconfitta da parte dello stato, un cattivo esempio per le nuove generazioni e un indice di debolezza rispetto allo strapotere dei mercati della tossicodipendenza. Legalizzare vuol dire cedere- spiega il Pubblico ministero- e questo non ha valenza pedagogica». Anche per quanto riguarda l’aspetto strettamente economico la valutazione del magistrato di origini lucane, impegnato alla Procura di Salerno dal 2011, è negativa .«La cannabis rappresenta una fetta assai ridotta del mercato per i gruppi criminali organizzati. Per quanto riguarda gli stupefacenti, si guarda alla chimica. Anche per questo, il risultato sarebbe trascurabile». Il discorso riguarda anche l’utilità di una simile politica. «Se tu stato apri alle droghe leggere, abbassi la guardia rispetto al fenomeno della vendita. Se spacci, stai commettendo un reato. Senza contare – spiega il PM- che la legge già prevede, allo stato, la tolleranza fino a cinque grammi per le droghe leggere, che rientrano nella comunicazione alla Prefettura da consumatore per chi viene sorpreso con le sostanze in questione». Il messaggio veicolato dalla politica di legalizzazione, prima di tutto, non convince il magistrato. «Significa che tutto è lecito».
CRONACA
20 agosto 2016
Legalizzazione droghe leggere, il Pm Antimafia dice no