Il calcio smarrisce, gradualmente, tutte le sue tradizioni. Le sue consuetudini. Sintomo di un sistema che sta cambiando radicalmente. Solo pochi anni addietro il “calciomercato” rappresentava l’attrazione estiva del popolo degli appassionati. Sul passaggio di questo o quel giocatore scorrevano fiumi di inchiostro. Le pagine della carta stampata la facevano ancora da padrone.
Il “colpi” di mercato, allora, facevano clamore. Uno degli esempi più eclatanti si ebbe agli inizi degli anni ’50. Il comandante Achille Lauro, un armatore sorrentino sceso in politica, allora anche presidente del Napoli, volle sotto il Vesuvio il danese Hasse Jeppson. Un centravanti che nell’Atalanta aveva messo a segno 22 gol. Lo volevano tutti i grandi club. Lauro sbaragliò il campo mettendo sul tavolo 105 milioni di lire. Una fortuna per quell’epoca. Basti pensare che lo stipendio medio di un operaio si aggirava, allora, sulle mille lire mensili. Lauro, anche grazie a quella operazione, fu riconfermato sindaco dei partenopei. L’attaccante, ironia della sorte, fu paragonato al Banco di Napoli stimando la cifra, investita su di lui, pari al patrimonio depositato presso l’istituto di credito cittadino.
Oggi i 120 milioni di euro incassati dalla Juventus sulla cessione di Pogba al Manchester United lasciano indifferenti. Passano in secondo piano anche i 70 (milioni) complessivi che ha guadagnato, come consulenza, il suo procuratore Mino Raiola.
Attorno a questa operazione si è mossa la quasi totalità dei movimenti estivi del calcio italiano. I bianconeri sono arrivati a Higuain, Aurelio De Laurentiis ha rivoltato il Napoli come un calzino. Ne hanno tratto beneficio anche altri club per movimenti finanziari interessanti e solo apparentemente di minore interesse.
La sconfitta del calciomercato riguarda principalmente la Lega Pro. Una volta preziosa ed indiscussa linfa tecnica per le categorie superiori. L’investimento del club di prima fascia, sul giovane emergente dalla serie C, conferiva liquidità importante alle Società minori. Oggi le parti si sono invertite. Si “campa” principalmente sulle valorizzazioni girate dalla serie A alle Società della terza serie, per far giocare la riserva illustre, il comunitario che non trova spazio o il giovane “primavera” giunto al limite di età. In Lega Pro non si crea più patrimonio. Non si fanno più investimenti.
Ne soffrono i settori giovanili. I nostri ragazzi avranno sempre meno spazio per arrivare ad affermarsi nella massima serie.
Il calciomercato vive su poche operazioni fatte dai club che vanno per la maggiore. Il Milan attuale, dopo i fasti dell’era berlusconiana, potrebbe essere considerato di seconda fascia. All’ultima ora la Juve ha riportato a casa Quadrado ed ha rinviato alla riapertura delle liste l’arrivo di Witsel.
Tanti come accennato i movimenti nelle categorie inferiori. Moltissimi a costo zero. Diversi con la società cedente che si è accollata parte degli oneri finanziari derivanti dal contratto in essere. La scappatoia più facile per contenere le rose nel numero richiesto dai regolamenti e per limitare i “danni” provocati dai numerosi, inutili, contratti pluriennali.
Volendo quantificare con i riconoscimenti va dato un buon voto al Benevento, i giallorossi hanno centrato il duplice obbiettivo. Giusti e mirati gli innesti e lo sfoltimento della rosa. La Salernitana ha completato l’organico che era carente come numero ed ha resistito, cosa di non poco conto, alle lusinghe per la cessione di Donnarumma. L’Avellino è una delle poche Società che ha chiuso con il botto. Gli innesti di Djimsiti, Ardemagni e Molina rendono la squadra di Mimmo Toscano più competitiva. In Lega Pro la Juve Stabia non aveva necessità di grandi movimenti, l’organico a disposizione di Gaetano Fontana è già competitivo. Le ambizioni contenute della Casertana non permettevano operazioni onerose. La Paganese ha ancora una settimana di tempo per cercare di migliorarsi.
Il calciomercato? E’ divenuto un contenitore di gossip. Una passerella per i media, i social, le televisioni. Le dirette e le ospitate televisive.
Da troppo tempo i “soldi”, quelli veri, sono scomparsi!