Il presidente dell’Uzbekistan Islam Karimov è morto in seguito a un ictus che lo aveva colpito lo scorso fine settimana. Lo ha riferito l’agenzia di stampa russa Ria Novosti, citando un annuncio congiunto di governo e parlamento di Tashkent, nel quale si legge che al premier Shavkat Mirziyoyev è stato chiesto di organizzare i funerali per domani a Samarcanda, città natale del 78enne presidente. E’ giallo sulle cause della morte. Il governo uzbeko si ostina per ore a non confermare con il sigillo dell’ufficialita’, nonostante il premier turco Binali Yildirim abbia offerto in conferenza stampa le condoglianze al Paese per la scomparsa del suo presidente. E questo la dice lunga su quanto sia complessa la successione all’uomo forte dell’Uzbekistan, al comando dell’ex repubblica sovietica da ben 27 anni. L’apice del giallo lo si raggiunge con la notizia della conferma governativa della morte di Karimov, data dall’agenzia Interfax, poi ritirata e annullata. Intanto si moltiplicano le voci che vogliono i vicini capi di Stato in volo per Tashkent. Un balletto concitato di conferme e smentite che aggiunge incertezza a un quadro gia’ fosco, dopo giorni d’informazioni contrastanti. Poi, in serata, e’ l’agenzia Ria Novosti a mettere fine alla farsa, citando il comunicato del governo e del Parlamento. I funerali si terranno domani a Samarcanda, alle 9, citta’ d’origine del presidente-dittatore, famoso per aver creato il piu’ spietato tra i regimi dell’Asia Centrale. Primo segretario del Partito Comunista uzbeko alla vigilia del crollo dell’Unione Sovietica, Karimov scambio’ ben presto il simbolo della falce e martello con la falce di luna, tipica delle nazioni musulmane, e s’installo’ alla guida della Repubblica godendo sempre di gradimenti alle elezioni vicine al 90% – percentuali per l’appunto ‘uzbeke’. Ogni tipo di opposizione, anche grazie a un efficientissimo servizio segreto modellato sul KGB, e’ stata spazzata via fin da subito e sia l’Onu che Human Right Watch o Amnesty International sono concordi nel definire “sistematica” in Uzbekistan la violazione dei diritti umani, condita da episodi raccapriccianti come il caso – del 2002 – di alcuni oppositori bolliti vivi; episodio citato nel libro ‘Omicidio a Samarcanda’ dell’ex ambasciatore britannico a Tashkent Craig Murray, dimessosi in polemica con le politiche del governo britannico del tempo. Nel suo lungo dominio, Karimov ha potuto muoversi con grande disinvoltura e sostenere la ‘guerra al terrore’ di George W Bush offrendo alle forze della coalizione la base militare di Khanabad per l’operazione in Afghanistan, ottenendo aiuti americani per 200 milioni di dollari l’anno e il favore della Casa Bianca (che lo accolse a Washington con tutti gli onori). Il clan Karimov ha continuato ad arricchirsi e a comandare, spazzando via ogni opposizione. Forse ossessionato dall’idea di poter essere estromesso dal potere, Karimov non ha affrontato il problema della ‘successione’. L’unica ad aver goduto per un certo periodo del favore del padre e’ stata la figlia Gulnara Karimova, la cui parabola ascendente e’ stata pero’ interrotta da una serie di inchieste per corruzione e dal turbolento divorzio dal magnate Mansur Maqsudi, americano di origine tagika-uzbeka. E ora si trova (di fatto) agli arresti domiciliari. La questione del dopo-Karimov resta dunque al centro degli attuali interrogativi. Ed e’ di primaria importanza sia per Mosca che per il resto dell’area: tutti hanno interesse che l’Uzbekistan – paese piu’ popoloso dell’Asia Centrale – resti stabile. Secondo gli esperti i rischi di una destabilizzazione sono “remoti”. A succedergli dovrebbero essere o l’attuale primo ministro, Shavkat Mirziyoev, o il capo dei servizi segreti, Rustam Inoiatov. Entrambi filorussi. Un altro possibile candidato e’ il vice premier ed ex ministro dell’Economia Rustam Azimov. Che pero’ vanta un master ad Oxford e connessioni ‘occidentali’. La transizione, visto il mistero che ne ha circondato la morte, non dev’essere affare di poco conto.
CRONACA
2 settembre 2016
Uzbekistan: Karimov e’ morto. Ma e’ giallo sull’annuncio