Era il 7 giugno scorso. Quarantacinque giorni dopo la strage di via Fontanelle. Fu subito ribattezzata così la mattanza di camorra che segnò a lutto la famiglia Vastarella. Il 22 aprile un commando di killer seminò piombo e morte davanti a un circolo ricreativo uccidendo Giuseppe Vastarello (fratello di Vittorio, morto ieri) e il cognato Salvatore Vigna. «Sono stati i Barbudos», si disse. E la voce fu confermata anche dalle indagini e dal blitz delle forze dell’ordine che settimane dopo sventò l’ennesima strage decapitando il gruppo criminale degli Esposito-Genidoni. Ma i Vastarella, quelli delle “Fontanelle”, avevano giurato vendetta. Ecco che si contano i giorni che separano quel pomeriggio di aprile dal 7 giugno. Quarantacinque, appunto. Raffaele Cepparulo diventa l’obiettivo di un’azione di morte. Lui, che dei Barbudos era diventano una sorta di icona quasi pubblicitaria, viene massacrato – per uno strano gioco del destino – in un circolo ricreativo. Una pioggia di piombo lo investe e lascia sul selciato anche il corpo di un ragazzino, un diciottenne incensurato: Ciro Colonna. «È la vendetta per la strage delle Fontanelle», si affrettò a dire qualcuno. Ma dei tanti dettagli analizzati dagli inquirenti nei giorni successivi all’omicidio di Cepparulo, uno viene riletto in queste ore con particolare attenzione. Si tratta di un episodio avvenuto circa 30 minuti dopo l’assassinio al Lotto O di Ponticelli. Una tessera che sembra incastrarsi alla perfezione nel mosaico di ipotesi sull’omicidio di Vittorio Vastarello avvenuto tre giorni fa. Quel 7 giugno scorso un gruppo di giovani in scooter raggiunse una stradina del rione Case Nuove dove abitava «Ultimo». È così che si faceva chiamare Cepparulo. Il commando arresta la corsa dei motorini davanti al portone del palazzo dove risiede la madre. Uno dei centauri, quello che sembra essere il capo di questa sorta di spedizione, inizia ad urlare. Inveisce contro «Ultimo», minaccia la madre. E poi ancora ingiuria la memoria del figlio. Infine l’ultimo gesto, vergognoso. L’uomo slaccia i pantaloni e urina davanti all’ingresso del palazzo sfidando amici e familiari di «Ultimo». Infangando, così, la memoria del ragazzo ucciso poche ore prima. «Furono quelli della Sanità», si dice alle Case Nuove, «proprio loro». A 90 giorni dal delitto e a 72 ore dall’uccisione di un altro membro della famiglia Vastarella, questo dettaglio appare ancora più inquietante.
CRONACA
3 settembre 2016
Napoli. Faida alla Sanità, lo sfregio davanti casa di Cepparulo