In attesa che la cura De Luca sortisca qualche effetto benefico, la situazione nei reparti di Pronto Soccorso dei nosocomi cittadini sembra somigliare sempre più a quella di un fronte piuttosto che a un luogo dedicato alle cure d’emergenza. Tanti i disagi per l’utenza, ma anche per chi, personale medico ed infermieristico in primis, è costretto a fare i conti quotidianamente con alcune emergenze che rendono difficile superare ostacoli che ormai sembrano connaturati alla stessa attività ospedaliera. Chiusura di alcuni reparti, carenza di organico e poca predisposizione dei pazienti ad attendere il proprio turno sono le cause che continuano a minacciare, nel peggiore dei casi, addirittura l’incolumità fisica del personale in servizio. «Oltre al Cardarelli, che è il più grande ospedale del Mezzogiorno, ad offrire prestazioni di Pronto Soccorso restano in buona parte il Loreto Mare, secondo per numero di interventi con i suoi 300 casi al giorno, il Don Bosco e in misura minore il Cto. È evidente che non basta a soddisfare le esigenze della e dell’intera area metropolitana». A parlare è Lorenzo De Lillo della Fp Cgil. «Dopo le 10 del mattino, quasi tutti i giorni, inspiegabilmente si registra un’impennata di persone che ricorrono al Pronto Soccorso. In quelle ore si concentra quindi un numero molto elevato di persone che, non per cattiva volontà del personale, non possono ricevere una tempestiva assistenza». Meno strutture e un’atavica carenza del personale costituiscono un mix davvero letale. Una falla che non può essere riparata nemmeno gli straordinari. La Legge 30 ottobre 2014, n. 161, entrata in vigore lo scorso 25 novembre riallinea infatti con l’art. 14 anche per i medici e il personale sanitario la giurisprudenza italiana a quella degli altri paesi europei in materia di orario di lavoro e durata dei riposi. In particolare, la legge prevede come minimo 11 ore consecutive di riposo giornaliero, massimo 48 ore di lavoro settimanale, compreso lo straordinario, 24 ore di riposo settimanale e almeno 4 settimane di riposo annuale. «Purtroppo – continua De Lillo – soprattutto quando ci si trova in presenza di persone poco propense all’attesa o alla comprensione delle condizioni in cui lavoriamo, non è raro subire aggressioni o assistere a risse. Nemmeno la sicurezza riesce a garantire l’incolumità. Posso raccontare l’episodio di una mia collega che al Loreto Mare è stata aggredita ben tre volte, l’ultima appena qualche settimana fa».
CRONACA
6 settembre 2016
Risse e coltelli in ospedale, la denuncia dei sindacati