Angelo Montemarano presenta e “vanta” un curriculum di sei pagine: classe ’51: una laurea in Medicina e Chirurgia conseguita a soli 24 anni, una specializzazione in Igiene e Medici-na Preventiva e un master in Economia Sanitaria. Un altro titolo è riuscito a guadagnarlo con il tempo: mettere tutti d’accordo contro di lui. Docente della Federico II, autore di sette libri e Commendatore del Sovrano Ordine di Malta e Cavaliere con Placca del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio: è il giugno 1999 quando Angelo Montemarano viene nominato manager dell’Asl Napoli 1, la più grande azienda sanitaria europea con i suoi 9 ospedali e un’utenza che supera il milione e mezzo di cittadini. Montemarano arriva all’Asl Napoli 1 dopo essere stato direttore sanitario dell’ospedale “Elena d’Aosta” e dell’ospedale “Nuovo Pellegrini” di Napoli. Prima ancora aveva ricoperto l’incarico di ispettore e vice direttore sanitario dell’ospedale “San Gennaro” di Napoli. Viene confermato altre due volte – fino alla primavera del 2005 – e trascina l’Asl verso il poco invidiabile primato di azienda più indebitata d’Italia: circa 3 miliardi di euro. Montemarano, fedelissimo di De Mita, poi di Bassolino, infine di Caldoro, è uno di quei dirigenti che comandano nell’ombra, non sottoposto ai venti della politica e delle elezioni, capace di passare indenne Amministrazioni di ogni tipo e colore. Quando Stefano Caldoro, il 5 giugno 2014, lo nominò alla guida dell’Arsan, compì l’impresa di scatenare tutti contro la scelta, da sinistra a destra. Si doveva occupare del monitoraggio delle prestazioni sanitarie, in una regione come la Campania dove il budget sanitario, nell’anno 2015, è terminato addirittura fra luglio e agosto. Inevitabile che poi Enzo De Luca una volta scalzato Caldoro dallo scranno di presidente della Regione Campania, abbia dato il benservito a Montemarano non risparmiandosi nell’ironia che lo ha reso famoso: «Sciolgo l’Arsan risparmieremo 8 milioni e qualche dirigente». Nel curriculum di Montemarano, irpino residente a Portici, si legge “ha messo in atto delle politiche innovative per ridurre i costi della spesa senza intaccare la qualità dei servizi”.Con i record negativi raggiunti l’annotazione appare persino beffarda. E come se non bastasse Montemarano nel 2002, ancora manager dell’indebitatissima Asl Na-poli 1, propose un incremento della pianta organica passando da circa 12mila unità a 15.082 unità. Un esercito da mettere al servizio della politica e di quella straordinaria macchina da consenso elettorale nella quale si trasforma la sanità in Campania ogni qual volta si torna alle urne. E nello stesso anno, ancora in quota De Mita, Montemarano continuando a pensare in grande getta le basi per la realizzazione dell’ospedale del Mare, curando la parte degli espropri dei terreni. Il progetto gli costaanche un’accusa di corruzione.Ma l’ascesa è ormai inarrestabile: più cresce il deficit dell’Asl Napoli1 e più va avanti Montenarano. Promosso assessore alla sanità nella giunta regionale di Bassolino nel 2005, Montemarano non riesce però a far rispettare gli impegni assunti nel Patto con il ministero della Salute del governo Prodi. L’obiettivo del pareggio di bilancio nel trienno 2007-2009 fallisce di fronte a uno sforamento di 300 milioni nei conti programmati per il 2008. Nonostante l’approvazione di un nuovo piano ospedaliero all’insegna dei tagli, e la riduzione delle Asl da 13a 8. Colpa per lo più delle spese del personale, chiuse con oltre 165 milioni di sforamento. Metà dei quali a carico della Asl Na 1, a causa anche della proposta di 3000 assunzioni. Ad aprile 2009 viene silurato dalla Giunta, pochi giorni prima che diventasse ufficiale la sua candidatura alle europee nel Pd. Senza l’improvvisa revoca della delega, forse sarebbe an-dato a Strasburgo. Insomma non ce la fece a fare la campagna elettorale da assessore in carica. Che dire, non tutte le ciambelle riescono con il buco. Più facile fare quelli nei bilanci della sanità…Nel 2014 una nuova te-gola: la Corte dei Conti lo condanna, insieme ad altri 14 amministratori al pagamento di 30 milioni di euro, di cui 28,9 per danno patrimoniale. Il motivo: mancati controlli nella spesa sanitaria. All’epoca in cui Montemarano era dirigente dell’Asl Napoli 1, per dirla in modo semplice, poteva anche capitare che i fornitori venissero pagati due volte, con conseguente spreco di fondi pubblici destinati al settore. Secondo i magistrati contabili: «I vertici dell’Asl Na 1 non misero in atto alcun provvedimento teso a ridimensionare il fenomeno dei doppi pagamenti ai fornitori neppure quando simili accadimenti furono segnalati dagli stessi creditori». Nessuna scusante per Montemarano&Co. Quelle uscite erano del tutto ingiustificate e ingiustificabili. Ecco perché finita l’era Caldoro, nel novembre 2015 Vincenzo De Luca lo silura.Ma forse non basta per dire che Montemarano sia fuori dai giochi. E gli echi che arrivano dall’Asl Napoli1 dicono davvero il contrario.
CRONACA
10 settembre 2016
Montemarano, potenza e default. L’Angelo inossidabile: trent’anni di potere