Quarantatre e cinquantatre anni. Marito e moglie e con due figli a carico di 13 e 17 anni. Sarebbero una normale famiglia di uno dei tanti quartieri popolari di Napoli, L. e B., se non fosse che lui si arrangia con lavoretti saltuari per sbarcare il lunario e lei il lavoro non ce l’ha. A tutto ciò si è aggiunto un ulteriore grave problema: hanno perso la casa in cui vivevano perché non hanno più potuto sostenere le spese per il fitto. È l’ennesimo caso di povertà che si consuma nei vicoli del Rione Sanità, dove un piccolo nucleo familiare, dopo che i due minori sono stati portati in casa famiglia, si è praticamente smembrato e ora i due genitori vivono senza un tetto sulla testa. Una situazione di degrado sociale che ha come protagonisti ancora una volta dei minori. Tutto è iniziato quando la coppia non ha più potuto pagare la pigione. Ospitati inizialmente da alcuni parenti, sono stati poi costretti a vivere in strada. Così che il Tribunale ha deciso di trasferire i figli in una comunità per minori. «Se tanti clochard per loro scelta vivono e dormono per strada, ci sono invece tante persone che non hanno la possibilità di pagare nemmeno fitti seppure bassi (300 euro mensili) – dice Valeria Vespa (nella foto), capogruppo PD alla III Municipalità, che sta seguendo il caso -. Siamo di fronte al dramma di due coniugi che devono cercare un posto in dormitorio perché non sono riusciti a pagarsi il canone. Torneranno in strada e noi politici non siamo riusciti a garantire loro un tetto popolare o una casa della Curia. Continuerò ad aiutarli ma non posso pagare loro un fitto. Mi appello al sindaco: invece di dare le strutture del Comune ai centri sociali, come Villa De Luca a Capodimonte, le apra ai poveri. Cerchiamo di dare risposte agli indigenti. L.e B. sono finiti per ovvie ragioni si sono visti togliere i figli. Il sostegno alle famiglie è stato da poco varato dal Governo Renzi con legge di stabilità e sto provvedendo per la documentazione necessaria. La problematica però deve essere affrontata dal Comune, prevedendo la possibilità per queste famiglie di poter usufruire di alloggi popolari dignitosi con fitti più contenuti. Purtroppo loro, non avendo un reddito fisso ed adeguato, al momento si vedono come una famiglia sfasciata. E questo non è giusto. Dove sono la pari dignità e l’uguaglianza sociale tanto decantate all’articolo 3 della Costituzione?», conclude Vespa.
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