«Lo ha fatto per me ma anche per lui. Per cambiare. Ci siamo scritti quando stava in carcere. Anzi, ammetto anche di essere riuscita ad andare a colloquio da lui pur senza essere autorizzata». È questa una parte della testimonianza fornita agli inquirenti dall’amante del boss Carlo Lo Russo, la «sua donna» come affermato dal padrino di Miano. «Utilizzati il documento di una nipote di Carlo, è successo una sola volta. Mi ricordo che avevo così tanta paura che al colloquio non parlai nemmeno, fui fortunata perché l’agente della polizia Penitenziaria non fece caso alla foto sul documento. In quella foto non ero io». La donna racconta del rapporto nato tra i due. «Uscivamo spesso con la mia auto» e del giorno in cui Carlo Lo Russo venne a sapere della notizia dell’uccisione di Pietro Esposito. «Eravamo a casa mia, vennero quei due, Luigi e Ciro, e dissero “È tutto fatto”, mi ricordo che Carlo iniziò a cercare la notizia sui siti». La donna racconta anche del rapporto epistolare e del suo ruolo nella preparazione dell’omicidio. «Fui io ad accompagnare Cutarelli e Perfetto nell’appartamento al rione Sanità utilizzato come base di appoggio per commettere l’omicidio. Io e Carlo ci siamo scritto e ci siamo convinti entrambi che dovevamo collaborare con la giustizia, per cambiare. Fui sempre io a dirsi di non fidarsi troppo di De Stefano perché era un cocainomane»
CRONACA
14 settembre 2016
Napoli. L’amante del boss: «Carlo si è pentito per amore»