Riesumato il cadavere di Antonio Tucci, il pasticciere stabiese che dopo una vita di lavoro nel suo negozio in via Mazzini si era trasferito a Castel del Piano, in provincia di Grosseto. Svolta nell’inchiesta sull’efferato omicidio (il 71enne venne ucciso a bastonate) in cui l’unico indagato è il nipote Claudio Orlando, il 46enne arrestato l’11 dicembre scorso mentre era su un autobus di linea nella zona di Velletri e in carcere da allora. Secondo la ricostruzione dell’accusa il nipote, che non aveva un lavoro e per un periodo era stato ospitato a casa dell’anziano, avrebbe ucciso lo zio per impossessarsi della tredicesima. Circa 1500 euro. Ma i tasselli dell’inchiesta non si incastrano tutti perfettamente nel quadro disegnato dalla Procura di Grosseto. E intanto l’arma del delitto non è mai stata trovata. Sugli oggetti rinvenuti sulla scena dell’omicidio i Ris di Roma non hanno trovato le impronte di Claudio Orlando. Nè sono state trovate tracce di sangue sugli abiti che indossava e gli oggetti che portava con sé al momento del fermo. Giallo anche sull’impronta della scarpa trovata nella cucina dove l’anziano è stato ammazzato: non è compatibile con gli scarponcini, numero 44, che Orlando calzava al momento dell’arresto. E’ quanto emerge dalle due perizie – una biologica, l’altra dattiloscopica – che il gip Marco Bilisari ha disposto e che sono state al centro dell’incidente probatorio che si è svolto la scorsa settimana al Tribunale di Grosseto. I colpi di scena sono arrivati non solo dalle relazioni dei tecnici, ma anche dalla decisione dell’accusa: il pm Laura D’Amelio ha disposto la riesumazione del cadavere, eseguita il giorno stesso dell’incidente probatorio. L’obiettivo è capire se, a circa un anno di distanza dalla morte, sia ancora possibile rilevare le impronte digitali della vittima. Un passaggio non effettuato nelle prime fasi delle indagini, eppure indispensabile per escluderle o meno dalla scena del delitto. Per il momento sono state escluse dai periti del Tribunale, gli esperti del Ris di Roma, quelle del nipote accusato d’omicidio. Accertato che le impronte digitali su una bottiglietta d’acqua e una copertina di plastica, trovate sul tavolo della cucina macchiato di sangue, non sono di Orlando, se non fossero neanche della vittima si aprirebbe la possibilità della pre-senza di una terza persona. Coinvolta nell’omicidio? Un testimone? O semplicemente qualcuno che era andato a trovare Antonio Tucci nelle ore immediatamente precedenti la morte? Per porsi queste domande, però, bisognerà comunque aspettare l’esito delle verifiche chieste dal pm sui resti di Tucci. Ma di interrogativi aperti ce ne sono già abbastanza. Le perizie hanno escluso tracce di sangue sugli abiti che Orlando indossava al momento del fermo. Non ce n’erano neanche nel trolley che aveva con sé. Orlando fu fermato l’11 dicembre, mentre la morte di Tucci viene fissata tra le 16 e le 20 del 5 dicembre. Il 46enne, in teoria, avrebbe potuto avere il tempo di cambiare gli indumenti. Questo elemento, dunque, non sembra essere determinante. Tra gli indizi raccolti dalla Procura ci sono le telecamere della stazione di Castel del Piano che inquadrano Orlando alle 18.20 mentre prende il treno. Ma senza la certezza dell’orario della morte di Tucci neanche questo elemento può diventare la “prova del nove”. L’attesa è tutta rivolta, adesso, sui nuovi esami disposti sul cadavere di Tucci.
CRONACA
15 settembre 2016
Castellammare. Riesumata la salma del pasticciere ucciso a bastonate: non è stato il nipote