L’ancoraggio ha tradito l’esperto rocciatore che due giorni fa è precipitato da un costone di circa 30 metri. Questa l’ipotesi più accreditata al vaglio degli inquirenti, al lavoro per la ricostruzione della tragica dinamica che si è conclusa con la morte di Vincenzo Esposito, operaio 34enne. Una morte bianca avvenuta nella Valle dei Mulini, dove il giovane era intento alla manutenzione di un costone che sconfinava con una proprietà privata. Un volo verti-cale, ancora con la motosega elettrica accesa tra le mani, finito in un fondo agricolo sottostante. Niente sono valsi i soccorsi, Enzo (così conosciuto da parenti e amici) è morto sul colpo. Un’indagine che, a oggi, vede un unico indagato: l’usufruttuario del-la proprietà, appartenente a una famiglia di Caserta. L’uomo avrebbe commissionato all’amico rocciatore Vincenzo Esposito la manutenzione del costone. Ma il giallo continua. Un passaggio che potrebbe essere essenziale per le indagini, resta ancora avvolto nel mistero. In effetti, non è stato ancora chiarito se l’operaio 34enne, precipitato nel vuoto e deceduto, fosse stato ingaggiato dalla ditta di cui faceva parte o se si trattasse di un intervento “extra”, non contrattualizzato. Vincenzo Esposito quella mattina aveva preso l’attrezzatura utile per il lavoro di pulizia della roccia. Attrezzatura in dotazione della ditta. Solo le scarpe, come poi dichiareranno gli altri due operai che erano con Enzo, erano al di fuori della divisa. Anche ieri mattina altri testimoni sono stati ascoltati dagli inquirenti per chiudere il cerchio intorno a una morte bianca che ha sconvolto non solo Gragnano ma anche la vicina Santa Maria la Carità, paese di residenza della famiglia Esposito. Ora si attendono i risultati dell’autopsia, effettuata ieri a Castellammare di Stabia.
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