«Ti ricordo ancora, dimmi che non è cambiato niente da allora». Fila nell’area di prefiltraggio, biglietto nel tornello. Poi i “soliti” gradoni per raggiungere gli spalti. Il pensiero tornerà al passato. Qualcuno canticchierà Concato. Perché Salernitana-Vicenza, da queste parti, non è mai una partita “normale”. Non tanto per la rivalità fra due club che, negli ultimi vent’anni, si sono scontrate spesso. L’anticipo di domani sera del quarto turno di serie B farà tornare alla mente delle immagini indelebili nella storia della Salernitana.
«Ti ricordo ancora, dimmi che non è cambiato niente da allora». Dici Vicenza e il viaggio nel passato si ferma al 16 maggio del 1999. I granata di Oddo si giocano le residue chance di salvezza in serie A proprio contro le “lanerossi”. L’Arechi ribollente di passione esplode alla rete di David Di Michele, poi torna sulla terra e scoppia in lacrime al pari di Gustavo Mendez. Lo spettro del ritorno in serie B è reale, si tocca con le mani. Il resto è storia: in dieci e senza bomber Di Vaio, tocca a Ighli Vannucchi cambiare il corso delle cose. Un «omino che dentro aveva un cuore grande», proprio come canta Concato, al minuto 88 di una sfida ormai segnata s’avventa come un avvoltoio su un cross di Giacomino Tedesco. Scatenando l’inferno. La leggenda vuole che in quel preciso istante partono decine di telefonate al centralino dell’ospedale Ruggi per soccorrere tifosi talmente in estasi da stare male, la realtà dice che quella vittoria resta un simbolo di quella maledetta stagione conclusa nel peggiore dei modi, una settimana dopo a Piacenza, con il mesto ritorno in cadetteria e la tragedia del treno dei tifosi.
«Ti ricordo ancora, dimmi che non è cambiato niente da allora». Salernitana-Vicenza è la partita del destino per il “pescatore” di Prato. Ci prende gusto a punire i veneti nei minuti finali. Pochi mesi dopo, il 12 dicembre del 1999, realizza quella che molti dicono esser la rete più bella messa a segno all’Arechi. Minuto 90, Guidoni lo vede e lo serve sotto i Distinti, dribbla il primo avversario, lascia sul posto il “povero” Mirko Conte e batte in uscita Brivio. Il conto con il destino è saldato, grazie a una rimonta folle dopo il doppio svantaggio firmato Zauli e Luiso, avviata da Di Michele, proseguita da Guidoni e decisa da Vannucchi.
«Ti ricordo ancora, dimmi che non è cambiato niente da allora». Perché Salernitana-Vicenza è anche la “partita dell’orgoglio”, una delle tante diventata il simbolo della fede e della passione di un popolo che niente e nessuno riescono a scalfire. Il 30 maggio del 2010 l’ultima gara dei granata “non a gestione Lotito” in serie B. Di fronte i veneti: con la squadra retrocessa da un pezzo, la Curva Sud si riempì come mai in quella stagione per far sentire forte la propria voce contro chi, qualche mese dopo, divenne il principale protagonista del secondo fallimento in pochi anni.
«Ti ricordo ancora, dimmi che non è cambiato niente da allora». L’ultimo capitolo è storia recente. Il 19 aprile del 2016, la Salernitana di Menichini si gioca le residue chance salvezza all’Arechi di nuovo con il Vicenza. I 90’ del campo saranno il preludio alla “notte dei lunghi coltelli”. Finisce 0-0, il trainer di Ponsacco finisce nel mirino della critica e del suo difensore Ceccarelli per aver lasciato in panchina bomber Coda. «E’ come se il Napoli giocasse senza Higuain», dice senza peli sulla lingua il terzino destro che pagò cara quell’esclamazione. Riflessioni condivise anche dai co-patron Mezzaroma e Lotito. A notte fonda arriva la decisione: si va avanti con Menichini, mentre decine di cronisti, rimasti fino alle 2 sotto la sede sociale, vengono “beffati” dalla proprietà granata che lascia il “principe degli stadi” da un’uscita secondaria restando in silenzio. I ragazzi di Sannino sono avvisati. La strana magia di un match che non ha mai avuto nulla di normale adesso è pronta a scrivere un nuovo capitolo…