La storia delle fidejussioni taroccate, false ed in alcuni casi prive della necessaria copertura patrimoniale ha origini lontane. Se ne parlava, ampiamente, già nel 2002. Una vicenda, nella quale rimase coinvolta anche la Roma, a quel tempo gestita da Franco Sensi, che ebbe una cassa di risonanza notevole.
Poi come, accade spesso in Italia, la vicenda fini in una bolla di sapone.
Nel tempo vicissitudini analoghe si sono ripetute. Sporadicamente. Qualche “furbetto” aveva fotocopiato documenti non proprio veridici. In altri casi era stato fatto il copia /incolla su carte intestate di qualche Istituto bancario.
Le difficoltà finanziarie della quasi totalità dei club italiani del calcio. A tutti i livelli ed in tutte le categorie. Sono da tempo palesi. In estate l’Antitrust aveva imposto alla Federcalcio di concedere la possibilità, a tutte le società, di una alternativa. Presentare, per l’ottenimento delle licenze nazionali, fidejussioni bancarie o assicurative. In questo ultimo caso polizze rilasciate da Compagnie abilitate dall’ Ivass. L’Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni.
Logico che tutti i club si siano messi alla ricerca della situazione più vantaggiosa. Quella meno onerosa. Diversi club, non solo della Lega Pro, hanno individuato nella Gable, una piccola compagnia di assicurazioni attualmente in gravi difficoltà finanziarie, l’interlocutore preferito.
Il “viperetta” presidente della Samp avrebbe sottoscritto polizze per circa 12 milioni di euro. Non sono state sufficienti a coprire interamente il deficit di bilancio dei blucerchiati. Dentro ci sarebbero anche il Bari ed altre Società di serie B. In Lega pro i club garantiti dalla Gable sarebbero una ventina.
In Federcalcio, di fronte ad un numero così corposo di contratti stipulati con la medesima compagnia, nessuno si è meravigliato. Anche se, dal maggio scorso, circolavano voci poco rassicuranti sulla solidità della Gable Holding che, per inciso, batte bandiera di un paradiso fiscale caraibico. Le Isole Cayman. Nessuno ha inteso fosse necessario approfondire più di tanto. Tutte le polizze fideiussorie sono state accettate. E’ però accaduto che il 12 settembre, in pratica ieri l’altro, la Gable ha deciso di ritirarsi dalla Borsa inglese.
Quali saranno i risvolti della vicenda per le Società di calcio italiane? Nessuno. Tutto finirà in una bolla di sapone. Le licenze nazionali sono state rilasciate e la stagione agonistica è regolarmente iniziata. In definitiva i club non hanno responsabilità alcuna. La Gable rientrava nel novero delle compagnie abilitate dall’Organico di controllo. L’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni.
Tace, nel merito, anche l’Associazione Italiana Calciatori, l’unico sindacato che dovrebbe iniziare a muoversi. Cominciasse Damiano Tommasi a fare il suo mestiere. A tutela dei suoi associati. A tutela di quei compensi che potrebbero andare a rischio in considerazione delle grandi difficoltà economiche che gravano sulla stragrande maggioranza dei club. Chiedesse per intanto, alla Federcalcio, di far sostituire quelle polizze.
Nella terza serie professionistica un rimedio, per il futuro, ci sarebbe. Convogliare tutte le garanzie in un pool gestito all’interno della stessa Lega Pro. Con una sorta di autoregolamentazione. Escluderebbe ogni possibilità di rischio e, riflesso di non poco conto, produrrebbe reddito, ingente, per la categoria. Un progetto che nelle intenzioni di Gabriele Gravina è già in fase avanzata di realizzazione.
Con tanti saluti ai paradisi fiscali.