Chissà se, come fece Eduardo, anche lui con la sua arte affabulatoria riuscirà a trasmettere il valore della cultura a centinaia di ragazzini abituati ad assistere a scippi e sparatorie, piuttosto che a pièces teatrali. La data è già fissata e non è poi tanto lontana. Il 21 marzo Toni Servillo saluterà con un caloroso abbraccio i giovani del Rione Sanità. E lo farà in quel piccolo ma straordinario avamposto di resistenza che è il Nuovo Teatro Sanità. Diretto da Mario Gelardi, il teatro ha presentato la sua nuova stagione al pubblico di critici, giornalisti, istituzioni e forze dell’ordine (per la prima volta alla presentazione di una stagione teatrale, come ha sottolineato l’assessore comunale ai Giovani Alessandra Clemente), ma soprattutto mamme e bambini della Sanità. Ed è questo rione, spesso considerato terra di nessuno, che tra qualche mese si preparerà ad accogliere l’attore (e regista) italiano più quotato a Hollywood. Superbo interprete di tante pellicole di successo, come quel Titta Di Girolamo cassiere al soldo della mafia ne “Le conseguenze dell’amore” di Sorrentino, ma anche pigmalione nel ruolo del protagonista Alberto Saporito con cui ha affrontato la sfida di mettere in scena De Filippo ne “Le voci di dentro”, che nel 2014 ha travolto pubblico e critica. E ora Toni Servillo arriva alla Sanità. In una piccola sala teatrale, dove prima c’era un’antica chiesa e dove da più di due anni vanno in scena spettacoli di impegno civile e sociale, come conferma il nuovo cartellone. Oltre a Servillo che, con gli esponenti di Teatri Uniti (di cui è direttore artistico e da lui fondato insieme a Mario Martone nel 1987), presenterà un riallestimento di “Magic people” in occasione del trentennale della nascita della compagnia, tanti gli spettacoli in programma. Si parte il 13, 14, 15 e 16 ottobre con “Noi non siamo barbari”, un testo di Philipp Löhle che porta per la prima volta a Napoli la drammaturgia tedesca. Il 21, 22 e 23 ottobre “Fuje Filumena”, scritto e diretto da Peppe Fonzo, con Luigi Credendino: rivisitazione in chiave moderna del capolavoro eduardiano. Il 4, 5 e 6 novembre “Il Guardiano” di Harold Pinter con la regia di Nello Mascia, interprete insieme a Franco Iavarone. L’11, 12 e 13 novembre “On stage 24”, un progetto di Fabiana Fazio e Carlo Caracciolo, dove si incontreranno registi, attori, scenografi e musicisti. E ancora, “Niente fiori ma opere di bene”, scritto e diretto da Mario Gelardi, il 16, 17 e 18 dicembre, in cui ritornano le tre cattivissime signore de “La terza comunione”. “Ria Rosa”, 6, 7 e 8 gennaio, sulla nota sciantosa napoletana di inizio secolo interpretata da Antonella Romano, diretta da Rosario Sparno. “Quei ragazzi del ’96” scritto da Claudio Finelli, con la regia di Fabio Rossi e Carlo Caracciolo, ambientato nel primo anno del Gay Pride a Napoli. Renato Carpentieri sarà protagonista e regista de “L’intervista” di Alberto Moravia, il 20, 21 e 22 gennaio. Tina Femiano in “Tempo che fu di Scioscia” di Enzo Moscato, con la regia di Gelardi, il 3, 4 e 5 febbraio. “Idroscalo 93” sulla morte di Pasolini il 3, 4 e 5 marzo, con Ivan Castiglione che, per la prima volta, è anche regista. “Le serve” di Genet scritto e diretto da Fabio Brescia, il 10, 11 e 12 marzo. E “La paranza dei bambini” (dal 19 aprile) di Roberto Saviano e Gelardi, che ne cura la regia, tratto dall’ultimo libro dello scrittore in uscita a dicembre. Infine la rassegna di teatro nel foyer voluta da Milena Cozzolino, “L’altare di S”.
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