Legata ai polsi con dei cinturini, una pallina spinta a forza in bocca per impedirle di urlare e i colpi sul corpo inferti con un frustino nero. Poi la pretesa di farsi trovare a casa nuda prima di essere abusata. Sono alcuni dei particolari che emergono dal racconto di una ragazza africana arrivata in Italia con tanti sogni di una vita migliore, infranti dalla stessa persona con cui per un periodo aveva condiviso le gioie dell’amore, un medico di Ancona. Lui ieri è stato rinviato a giudizio per i reati di violenza sessuale e sequestro di persona e il processo si aprirà in Tribunale a Macerata il 21 febbraio. La ragazza ha descritto in una querela la sua verità, che ora sarà vagliata nel dibattimento. Il professionista le avrebbe fatto ottenere un permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato ma in cambio avrebbe preteso «che mi presentassi il giovedì sera, mi faceva trovare un foglietto con i lavori domestici da fare, per poi ripartire per Perugia la domenica sera». La giovane africana alla polizia aveva raccontato che quando il professionista abusava di lei, il volume della televisione era portato al massimo «per coprire il mio pianto e le mie urla». Le violenze, psicologiche e fisiche, sarebbero andate avanti fino al 2014, quando la giovane studentessa ha deciso di denunciare tutto.
CRONACA
29 settembre 2016
Legata, imbavagliata e picchiata: medico sadomaso denunciato