Quando seppe che alcuni falsi testimoni, da lui ingaggiati in diverse occasioni per recitare una parte o l’altro nei sinistri “fantasma”, erano stati convocati in Procura si prodigò per suggerire le risposte. Inquinamento probatorio. Uno dei motivi per cui scattano le misure cautelari. I finanzieri della Compagnia di Castellammare di Stabia, agli ordini del capitano Mario Aliberti, hanno scoperto anche questo sul conto di Luca Franco, civilista 46enne specializzato nell’infortunistica stradale con studio all’angolo tra via Giovanni Della Rocca e via Vittorio Veneto. Dall’altro giorno l’avvocato è agli arresti domiciliari, misura cautelare firmata dal gip Giovanni de Angelis nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pm Sergio Raimondi della Procura della Repubblica di Torre Annunziata. Ieri è comparso davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. Su di lui pendono le accuse di precostituzione di false prove e relativo incasso di indennizzi assicurativi per sinistri mai avvenuti e induzione in errore di sanitari nella falsa formazione di referti medici.In due anni il civilista, già coinvolto in passato in un’inchiesta similare della Procura di Nocera Inferiore su cui è caduta la prescrizione dei reati, ha incassato duecentomila euro nel giro di due anni, versati sul suo conto tramite assegni non intestati a lui. L’inchiesta è partita dai controlli interni della Unicredit. Nel mirino il comportamento di un dipendente della filiale “Private banking” di Castellammae di Stabia, che avallava le operazioni finanziarie del civilista. All’avvocato Franco è stato consentito di incassare decine di assegni non trasferibili su di un suo conto, nonostante non fosse il beneficiario dei titoli. I versamenti sul conto corrente riferibile al civilista sono avvenuti in modo seriale tra il 2013 e il 2014. Dall’esame dei fascicoli, che sono stati sequestrati, sono balzate all’occhio tutta una serie di anomalie: lo stesso veicolo incidentato più volte, gli stessi nomi che compaivano in vesti diverse, una volta come chi aveva subìto l’incidente, un’altra volta come chi aveva urtato un’auto o una moto. Testimoni ingaggiati a 50 o 100 euro – a volte anche più persone della stessa famiglia- per recitare la parte che avrebbe fatto scattare i rimborsi e che era stata approntata dal “regista” del raggiro. Quando il trucco stava per essere scoperto, Franco avrebbe avvicinato i testimoni per chiedere ancora una volta di recitare una parte con la Procura. Tentativo che gli si è rivoltato contro, diventando un’altra prova a suo carico.
CRONACA
1 ottobre 2016
Castellammare. Truffa all’assicurazione: l’avvocato dei falsi sinistri voleva inquinare le prove