A guardarla nelle foto di scena la somiglianza è impressionante: capelli lunghi scuri, occhi castani e la stessa espressione di adolescente a cui qualcuno, un pomeriggio di 33 anni fa, ha strappato per sempre il sorriso. Adriana Serrapica, 19 anni, sarà Emanuela Orlandi nel film “La verità sta in cielo” di Roberto Faenza, in uscita domani nelle sale italiane. Un esordio importante per la giovane attrice proveniente dalla scuola di danza e recitazione Laborart di Gragnano, vera e propria fucina di talenti nata nel 1987 da un’idea di Imma Cuomo e Rosaria Cannavale. Una realtà che offre ai giovani la possibilità di farsi strada nel mondo del cinema, del teatro e della televisione. E tra gli allievi c’è Adriana, che ha iniziato a studiare a Laborart all’età di 6 anni e nel film di Faenza sarà al fianco di Riccardo Scamarcio, Maya Sansa, Greta Scarano e Valentina Lodovini. Un ruolo misterioso, complesso e affascinante, che segna per Adriana il debutto sul grande schermo.
Com’è arrivata a fare il provino con Faenza?
«Sono iscritta all’agenzia di Paola Dragone ed è stata lei a procurarmi il primo provino. Un giorno ho ricevuto la sua telefonata, in cui mi avvertiva che il giorno dopo avrei dovuto sostenere il provino, ma non era specificato per quale film fosse. Poi passato il primo c’è stato il secondo, il terzo e infine la conferma».
Come si è preparata a interpretare il personaggio? Un caso così contorto che rappresenta una pagina oscura nella storia del Paese.
«Ero consapevole che stessi prendendo parte ad un progetto che andava a raccontare una vicenda che ha segnato la storia italiana, ma ho cercato di prendere quello che sapevo riguardo le varie terribili ipotesi dell’accaduto e metterle da parte. Volevo interpretare una ragazza nella sua semplicità, inconsapevole ovviamente di quello che le sarebbe successo dopo, una ragazza mentre esce da scuola, suona il flauto, saluta le amiche. Una ragazza normale insomma».
Essendo così giovane conosceva la storia della Orlandi?
«No, un po’ per la mia età un po’ perché non sono di Roma, ne avevo sentito parlare ma non conoscevo tutti i dettagli e tutte le ipotesi sulla sparizione».
Ha incontrato i familiari? Il fratello Pietro?
«Il primo giorno che sono andata sul set non dovevo girare e avevo solo appuntamento con la parrucchiera. Mentre aspettavo ho visto una bellissima ragazza e l’ho sentita parlare di Emanuela e allora mi sono avvicinata. Era Elettra Orlandi, la figlia di Pietro, che fa parte anche lei del film. Con lei ci ho parlato sul set e adesso ogni tanto ci teniamo in contatto. Pietro l’ho intravisto durante le riprese, ma ho avuto modo di presentarmi solo alla prima del film».
Quale messaggio vorrebbe lanciare con la sua interpretazione?
«Non c’è un messaggio preciso, un po’ quello che ho detto nella risposta precedente, ovvero l’inconsapevolezza di quello che sarebbe successo, la semplicità».
Si è fatta una sua opinione sul caso Orlandi? Lo ha studiato, immagino, per il ruolo. Molti, in primis il fratello, credono sia ancora viva. Lei cosa pensa?
«Dopo 33 anni che la verità non verrà fuori, non riesco nemmeno ad avere un’idea chiara. Non so se sia ancora viva, ma so che lo spero, soprattutto dopo aver conosciuto tutta la vicenda e aver sentito parlare Pietro, perché il mio primo pensiero va proprio a lui e all’intera famiglia che non riesco neanche ad immaginare come si sentano dopo 33 anni nei quali hanno cercato invano di sapere come siano andati i fatti e sperato di riabbracciare Emanuela. Anche per questo sono stata onorata e felice di far parte di questo film, che spero riesca a smuovere qualcosa e a far compiere un passo in più verso la verità».
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