Una frase dice tutto. «Rispetto per chi ci rispetta», c’è scritto sul retro d’una delle tante t-shirt indossate dai ragazzi della Curva Sud Siberiano. Chi le ha acquistate, l’altro ieri sera, ha contribuito alla causa di Francesco, il bimbo d’appena un anno diventato mascotte degli ultras della Salernitana, mobilitatisi nella “Partita del Cuore” dell’Arechi assieme ai calciatori della squadra granata per aiutarlo nella sua battaglia che lo porterà a un vitale trapianto di fegato. Sui gradoni dello stadio con il nome da principe, per l’evento, c’era pure una delegazione di supporters del Benevento, arrivata a consegnare una somma di denaro raccolta tra i “militanti” della torcida sannita per contribuire all’iniziativa dedicata al piccolo del quartiere Matierno. A pochi giorni dal derby di domenica (mera coincidenza temporale), la tifoseria granata ha accolto la rappresentanza giallorossa a braccia aperte, con gioia ma senza stupore. Sì, perché nel troppo spesso vituperato mondo ultras storie del genere non saranno regola, però neppure eccezione.
Furono proprio alcuni gruppi della Curva Sud Siberiano, un anno fa, a scendere in campo per Nicholas, bambino di Montesarchio affetto da una grave malattia sin dalla nascita, appena poche settimane dopo la sua comparsa al Santa Colomba-Vigorito, quando gli ultras beneventani decisero di stringersi attorno alla sua famiglia per donargli amore e aiuto. Il ragazzino, assieme ai genitori, fu invitato e accolto a Salerno, in una festa organizzata in suo onore. E i sanniti, che qualche mese prima s’erano attivati – come tanti altri in tutta Italia – per Armandino, il baby-supporter granata che avrebbe poi sconfitto un tumore, apprezzarono con emozione.
È la storia (giovane, recente) d’un rapporto cementatosi all’insegna del reciproco rispetto, in direzione contraria all’antagonismo calcistico che ha spesso visto Salernitana e Benevento duellare aspramente sul campo (e pure sul mercato) negli ultimi anni. Si dipana così, in uno scambio di solidarietà che mette i più autentici valori della vita davanti a un pallone che per una volta non si sgonfia né sacrifica tutto sull’altare del dio-risultato. La visita di mercoledì sera all’Arechi dei “delegati” della Curva Sud giallorossa è solo l’ultimo atto, quello ch’è stato più esposto alla luce dei riflettori, sottolineato pure da un lungo, fragoroso applauso del popolo granata quando, anche qui in segno di rispetto, gli ultras sanniti, una volta consegnato il proprio contributo e assistito alle prime fasi della “Partita del Cuore”, si son sfilati, lasciando che fossero i salernitani, e i loro storici gemellati del Bari, i protagonisti dell’evento.
Però questo rapporto di cordialità e stima reciproche, che segna un anomalo punto di discontinuità nella Campania in cui prevale il “tutti contro tutti”, ha radici ancor più profonde. Riporta all’autunno di tre anni fa, quando un gruppo di sostenitori granata restò sull’uscio del Santa Colomba-Vigorito. S’era nel clou della “battaglia” alla Tessera del Tifoso, e la Curva Sud Siberiano provava a continuare a viaggiare anche senz’averla sottoscritta. Un giro d’Italia infernale, per reperire biglietti con ogni escamotage, spesso grazie alla “complicità” delle torcide di casa. A Benevento non ci fu “trippa”: nessun tagliando, né in prevendita né ai botteghini, concesso ai non fidelizzati, lasciati alla porta, però con la solidarietà degli ultras giallorossi, che non mancarono “d’accogliere”, con sincera disponibilità, la delegazione salernitana in un angolo del piazzale antistante il settore ospiti.
Da allora, invertendo la rotta degli anni Ottanta del secolo scorso, epoca in cui tra le opposte fazioni non mancarono contrasti (chi ha qualche capello bianco ne ricorda parecchi, d’aneddoti, dalle parti dei vecchi stadi Vestuti e Meomartini), quelle fra Salernitana e Benevento son sempre state partite all’insegna del fair play, anche quando – per esempio nella stagione 2014/2015, in Lega Pro, nel testa a testa per la promozione in serie B – la posta in palio era sportivamente altissima. Nessun gemellaggio è stato sancito, né ci sarà. Però tanta correttezza.
«Rispettiamo chi ci rispetta», cantavano il 7 agosto scorso gli ultras sanniti, la sera del battesimo stagionale nel derby di Tim Cup. Era il momento dell’ingresso dei supporters granata al Vigorito. Una frase dice tutto…