Dalla guerra di camorra al sistema racket. Dalle vendet-te incrociate ai rapporti tra camorra e colletti bianchi. Con la morte di Alfio Papale, boss del clan dei catanesi deceduto in carcere 7 giorni fa, vengono sepolti, forse per sempre, anche i tanti misteri ancora irrisolti legati alla cosca dei catanesi che ha esportato il modello di Cosa Nostra all’ombra del Vesuvio. Alfio Papale, ritenuto una figura apicale del clan che porta il suo nome, è deceduto nella sua cella nel braccio di massima sicurezza del carcere di Novara, dove era recluso al regime del 41bis da oltre 2 anni. Nonostante non fosse mai stato coinvolto nelle inchieste sui fatti di sangue consumati durante la faida contro i Birra-Iacomino, Papale è ritenuto uno dei padrini del clan al punto da essere stato in grado di «organizzare le più importanti attività delittuose del sodalizio», come ripetuto a chiare lettere dagli uomini della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Con il boss muoiono i tanti retroscena della guerra di camorra (già in parte svelati dagli inquirenti).
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