La partita è un (buon) pretesto. Come una “festa comandata”. Ché per (ri)dirsi che si sentono – reciprocamente – «fratelli», gli ultras di Brescia e Salernitana non avevano bisogno d’un confronto diretto tra le rispettive squadre del cuore. Però i calendari calcistici servono proprio a questo, a istituzionalizzare il rinnovarsi di gemellaggi coltivati sempre, anche quando il pallone rotola su campi diversi.
E allora rieccoli, spalla a spalla, i supporters della Leonessa e del cavalluccio marino, legati indissolubilmente da 19 anni, dopo la tragedia di Roberto Bani all’Arechi. Si ritrovano in un festival di colori biancazzurro-granata che comincia già di buon mattino. Quasi 800 chilometri sono tanti, ed è per questo che chi è arrivato da Salerno li ha percorsi di notte, partendo mentre il resto della città era già a dormire (e gli ultimi instancabili del venerdì sera stavano per andarci). I bresciani aspettavano i loro “amici del Sud” per l’aperitivo. Sarebbe stato sgradevole farli attendere troppo.
Alle undici del mattino o giù di lì, nel centro lombardo, comincia “l’invasione” di salernitani. Abbracci, brindisi, scambi di sciarpette. La Brescia ultras, che di recente ha commosso il popolo granata sostenendo la causa del piccolo Francesco (il bimbo d’appena un anno in attesa di trapianto di fegato e ch’è diventato “mascotte” della Curva Sud Siberiano), accoglie i ragazzi di Salerno con un’ospitalità impeccabile. Va così, in questo rapporto speciale che abbatte ogni stereotipo geografico. Prima del pranzo, compare pure uno striscione che celebra il recente 26esimo compleanno del gruppo granata Nuova Guardia.
Brescia e Salernitana stanno facendo la ricognizione del prato del Rigamonti, ma la partita del tifo è di fatto già cominciata da un pezzo. Tutt’insieme. E continuerà allo stesso modo, pure quando le due fazioni si dividono, prendendo posto nei rispettivi settori. «Salerno/Salerno», urla la Nord biancazzurra. «Brescia/Brescia», risponde lo spicchio di Curva riservata agli ospiti, dove di sostenitori dell’ippocampo ce ne sono quasi 500, molti provenienti anche dalle “colonie” del Settentrione d’Italia. Per 90 minuti ognuno tifa per sé, anche se non mancano striscioni d’affetto, come quello degli ultras granata che dà l’addio ad Emilio, compianto volto storico della torcida della Leonessa.
Poi, poco prima del triplice fischio, mentre i calciatori delle due squadre “se le suonano” ancora sperando di sbloccare l’1-1 che sta per diventare risultato finale, nuovo scambio di cori. E applausi. Da tutto lo stadio. Il prologo ai saluti, che (ri)porteranno centinaia di salernitani verso il bar dei supporters bresciani. Ci si rivede tra un girone, nel match di ritorno all’Arechi. Anche lì, la partita sarà un (buon) pretesto…