Roberto Breda è il fratello che non ho mai avuto. Ed è il “compagno di merende” che tutti vorrebbero avere. Un rapporto iniziato nel 2007, per motivi professionali (l’eterno Capitano era allora Assessore allo sport a Salerno), anche se ci conoscevamo in maniera superficiale dai tempi di “Rossilandia”, tramite l’amico comune Silvio. Poi, dopo pochi mesi, è nata un’amicizia vera, profonda, sincera.
Tante, troppe le condivisioni di idee, di valori, di passioni. A partire dalla Salernitana. Perché se è naturale e fisiologico che faccia parte del mio Dna, così l’appartenenza granata è entrata nel suo cuore veneto-genovese (dopo oltre 15 anni di permanenza a Salerno), solo apparentemente freddo, ma intimamente pulsante per la città di San Matteo.
Sono anni, ormai, che le nostre famiglie, a cui si sono aggiunte quelle del prof Donatello Matarangolo, suo preparatore atletico, del suo secondo, il “re del taglio” Carlo Ricchetti e dell’amico sanremese Fabio, trascorrono tutti i giorni di vacanza e di festa insieme. Al di là dell’amore viscerale per la Salernitana, posso dire senza ombra di dubbio di tifare per Roberto. Non perdo mai la prima partita, il suo esordio su una nuova panchina (granata permettendo).
Ricordo l’anno del “miracolo” Latina: fui presente ad 8 gare in casa (più quella ad Avellino in trasferta) ed a tutti i playoff, finale amara compresa. Quella notte, non riuscendo a prendere sonno per la tristezza, rammento che verso le 3 ci “consolammo” bevendo una bottiglia di rosso pontino. Ci unisce, infatti, pure la passione per il buon vino e il buon cibo, soprattutto per i funghi. Vi svelo un segreto: gridate a Roberto «Fungo velenoso», lui cadrà ai vostri piedi.
Un ultimo aneddoto_ lo scorso anno, dopo lo “scoppolone” a Terni, a fine partita mi avviai a casa sua aspettandolo. Quando arrivò, quasi si scusò con me.
Ti voglio bene, “brother”. E ti aspettiamo sabato, eterno capitano. Mi raccomando “posa i tre punti”, e poi fratelli più di prima…