Cene con gli esponenti del clan e massimo sostegno alla candidatura in Regione di Monica Paolino. A spiegare i rapporti tra i colletti bianchi di Scafati e la criminalità organizzata è sempre Andrea Ridosso, nipote del boss Romolo, fratello di Luigi e cugino di Gennaro, che lo scorso 16 settembre è stato ascoltato dal Pm Vincenzo Montemurro. Il giovane laureato, indigato nel procedimento avviato il 18 settembre 2015 dalla Direzione distrettuale Antimafia, ha raccontato il “sistema” messo in atto anche in occasione delle elezioni regionali del 2015, senza però mai perdere di vista la tornata che consentì al sindaco Pasquale Aliberti, nel 2013, di riconfermarsi sindaco. «In alcune occasioni Aliberti è venuto anche a trovarmi presso il comitato elettorale della lista “Grande Scafati” che avevano fissato in un locale sito in prossimità del bar Alba», ha detto. «In merito al ballottaggio del 2013, nei 15 giorni tra la prima tornata e l’ultima chiamata al voto, mi impegnati per la vittoria del sindaco Aliberti, anche perché altrimenti sarebbe stato vano l’impegno per il Barchiesi». Un sostegno che, secondo lo stesso Ridosso jr, si tradusse in modo concreto quasi due anni dopo. «Portai personalmente il mio curriculum al sindaco Aliberti a gennaio 2015, facendo presente che comunque mi ero impegnato nella campagna elettorale». Quel curriculum, il 18 settembre del 2015, fu ritrovato nella villetta del primo cittadino e della consorte Monica Paolino dagli uomini della Dia, diventando anche oggetto dell’unico interrogatorio che Aliberti, un anno fa, rese volontariamente al Pm Vincenzo Montemurro. «Sono stato assunto dalla cooperativa “Meridiana” verso febbraio/marzo del 2015, in coincidenza con la mia laurea. Avevo mandato il mio curriculum a diverse aziende. Prima non avevo mai avuto rapporti con il Piano di Zona S1. Feci un colloquio con una dipendente con i capelli ricci e della quale non ricordo il nome». Dunque, dopo un mese dalla consegna del curriculum vitae al primo cittadino di Scafati, Andrea Ridosso ha sostenuto di essere stato assunto nel giro di un mese, subito dopo aver concluso il proprio percorso universitario. Dichiarazioni le sue in contrasto con quelle di Aliberti, che ha sempre parlato del suo impegno lavorativo come frutto di un semplice tirocinio formativo. Infine, la dichiarazione sulle presunte cene. «Me ne parlò mio fratello. Vi preserò parte lui e la moglie, Nello Longobardi (persona offesa, ndr), Ciro Petrucci e la moglie, Aliberti e la Paolino».
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