Per essere sempre molto Frank. Ma quali responsabilità si vogliono addebitare all’allenatore dell’Inter. La squadra corre, si impegna, produce occasioni da gol in quantità industriale che vengono banalmente sciupate, anche sulla linea della porta avversaria, dai suoi attaccanti.
Frank rischia l’esonero. E’ stato scritto in prosa, in musica ed in poesia. Si diceva anche che fosse stato “abbandonato” dai suoi giocatori. Maurito ed i suoi compagni, mercoledì sera, hanno voluto smentire l’assurdità di quelle voci nel modo più semplice. Con l’impegno, l’abnegazione, la volontà determinata alla ricerca del risultato positivo.
L’Inter multietnica è certamente una squadra distratta. I frequenti svarioni della sua difesa ne certificano l’aspetto più critico. Anche contro il “Toro” Ansaldi e Murillo vengono presi a “sportellate” dalla vigoria dirompente di Belotti. La gran botta del giovane attaccante granata buca irrimediabilmente le mani ad Handanovic.
Frank rischia le coronarie quando Brozovic sciupa una occasione che più monumentale non si può. A quel punto deve aver pensato che il suo destino era ormai segnato. Gli era rimasto soltanto di passare dalla Pinetina per ritirare armi e bagagli. Ed andarsene da sconfitto. Sarebbe stato veramente un peccato. Non lo avrebbe meritato.
Ci ha pensato Maurito con la sua classe immensa. Allo scadere del tempo regolamentare. Si è caricato sulle spalle tutte le responsabilità. Come sanno fare soltanto i grandi capitani. Una veronica all’interno dell’area grande. Ha coperto palla, ha tenuto lontano l’avversario in marcatura e giù con una gran botta che ha scosso la rete di Hart. Poi si è issato, sotto la curva, a far pace con i suoi tifosi.
Icardi scriverà certamente “stronzate” in fatto di narrativa, ma usa ben altra penna quando è chiamato ad esprimersi nei sedici metri dell’area avversaria. Quello è il suo mestiere. Nelle molteplici difficoltà incontrate in questo inizio di stagione ha già “firmato” nove volte e non sembra essere intenzionato a fermarsi qui.
L’Inter di Frank somiglia tanto al suo lessico. In alcuni passi incerto. In altri ancora frammentario e stentato. Una sorta di “esperanto” con inflessioni dialettiche diverse che evidenzia una grande applicazione nello studio e nell’apprendimento. Fatica, ma si fa comprendere. De Boer è stato catapultato nel nostro calcio in modo repentino ed inaspettato. Deve acclimatarsi. Anche a quella mentalità prettamente “italiota” che vuole vedere cacciato l’allenatore che perde tre partite. Guida una buona auto il cui motore fatica a trovare il giusto règime di giri. Con qualche componente che spesso, usando un termine tecnico appropriato, picchia in testa. Il tutto e subito non facilita il suo compito.
Un pensiero sulla dirigenza esterofila del club. Fanno riflettere, sul risultato di parità, tutte quelle facce stralunate che si assiepavano in tribuna. Sicuri che la presenza signorile di Massimo Moratti, al vertice societario, non restituirebbe serenità a tutto l’ambiente nerazzurro?
Sempre per essere, in ogni caso, Frank!