Andrea Carnevale ha vinto praticamente tutto quello che ha vinto con il Napoli: due scudetti, una Coppa Uefa e una Coppa Italia. A Napoli ha giocato solo 4 anni ma sono gli anni del Napoli vincente e in quelle vittorie un po’ di suo c’è stato senz’altro. Segnò il gol che decretò il primo scudetto partenopeo. Era il 10 maggio ‘87 e finì 1 a 1 con la Fiorentina (la rete dei viola fu segnata dal giovanissimo Roberto Baggio). Andrea è un attaccante generoso e presente, pochi gol per una prima punta ma tanto movimento a creare spazio. Le sue sono le doti di un ariete in area di rigore: ottimo uomo-sponda, bravo con i piedi, quasi infallibile di testa. Andrea aveva il senso della posizione e questa caratteristica lo rendeva affiancabile a qualsiasi dei favolosi attaccanti del Napoli di quelle stagioni (Maradona, Careca, Giordano). In serie A lo porta Vinicio ad Avellino, ma è a Napoli che da il meglio di se. Arriva la Nazionale. Comincia il Mondiale di Italia 90 da centravanti titolare. L’allenatore è Azeglio Vicini, l’uomo che da ex tecnico vincente dell’ Under 21 trapianta tutti i suoi scudieri nella Nazionale maggiore. Vicini è un estimatore di Carnevale ma ha troppi debiti di riconoscenza verso i suoi pupilli. Andrebbe sostituito Vialli ma nelle prime due partite ad uscire è sempre Carnevale per fare il posto a quel Totò Schillaci che stava per diventare il re di quelle Notti Magiche. Vialli è l’uomo copertina di quella Nazionale e Vicini non se la sente di prendere atto del fatto che Gianluca è fuori forma. La sostituzione di Andrea nella partita contro gli USA sancisce la fine della sua carriera nel calcio che conta. Uscendo dal campo per la sostituzione Carnevale si lascia sfuggire un “vaffa…” all’indirizzo del mister. Fine dei giochi
Passa alla Roma dove gioca poco perché incappa in una maxisqualifica per una mai chiarita questione di doping insieme al giovane Angelo Peruzzi. Torna in campo dopo un anno ma la sua parabola è ormai in declino.
Andrea ha un carattere difficile. La sua infanzia è turbata dall’uxoricidio commesso dal padre. E per tante, troppe, volte il suo nome è finito nelle cronache giudiziarie per fatti di droga.
E’ stato sposato con la conduttrice televisiva Paola Perego (donna capace di cristallizzare il proprio aspetto nonostante il passare degli anni). Anche il loro divorzio fu burrascoso.
Un po’ tutta la sua vita calcistica e non, è finita, spesso, sulle pagine di quei giornali che pescano nel torbido e tutta questa esposizione mediatica non ha giovato alla sua serenità personale.