Giocasse oggi, sarebbe un pezzo pregiato del mercato perché, uno che a centrocampo poteva svolgere più ruoli e tutti con discreta diligenza e ardore, oggi è difficile trovarlo. Un Marchisio anni 80/90, più tenace ma sicuramente meno decisivo in fase realizzativa. Nando De Napoli era uno che in campo si faceva sentire, una presenza utile e dinamica, efficace nelle due fasi: piedi buoni per costruire e grande grinta per difendere. Era stato Arrigo Sacchi ad impostarlo come calciatore dinamico nell’82/83 al Rimini. Si guadagna, sul campo dell’Avellino, il soprannome di “Rambo” (anche per i capelli lunghi e la mascella quadrata come Stallone). Bianchi lo farà esordire in serie A con gli irpini e poi lo vorrà all’ombra del Vesuvio. Ha vinto tutto col Napoli di Maradona. Indispensabile ma sempre di basso profilo. L’ ideale per un gioco semplice e efficace: recuperare palla e passarla a Diego… tanto, poi, ci pensa lui. Con lui sulla mediana c’era Salvatore Bagni, un altro indomito. Il Napoli è sbilanciato in avanti e solo la presenza contemporanea di Bagni e De Napoli può garantire una diga a centrocampo capace anche di innescare le ripartenze. Il famoso giornalista napoletano Luigi Necco lo descrive come “cuore, muscoli e cervello”. Nando è il migliore nel suo ruolo in quelle annate. Lo testimoniano le 54 partite in Nazionale. Dai Mondiali 86 con Bearzot, a Italia 90 con Vicini, passando per gli europei di Germania nell’88: una così lunga militanza in Nazionale (ha giocato fino al 92) è la dimostrazione della grande considerazione di cui ha goduto presso tutti gli addetti ai lavori. Il suo esordio e la convocazione per il Mondiale 86 arrivano quando gioca ancora nell’Avellino (unico biancoverde della storia ad essere stato convocato per un Mondiale) e i trofei col Napoli sono ancora tutti da “vincere”. De Napoli gioca anche 21 partite coll’under 21 di Vicini (argento negli Europei di categoria nell’86). Pur non avendo vinto il Mondiale in casa, il ragazzo di Chiusano di San Domenico (AV) è stato insignito dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Nando De Napoli è, però, anche l’esempio della trasformazione del calcio da (quasi) sport a spettacolo. Nell’estate del 92 passa al Milan per la non trascurabile cifra di 6 miliardi e mezzo. E’ il Milan del Berlusconi che compra giocatori a dismisura quasi più per toglierli alla concorrenza che per reale necessità. De Napoli trova il campo solo 9 volte in due anni (e quasi sempre da subentrante) La stessa sorte di Aldo Serena che finisce quasi sempre in tribuna con Nando. E’ lo strapotere degli ingaggi che in quel periodo solo il Milan può offrire. In due anni, da spettatore, vince 2 Scudetti, 1 Coppa Campioni e varie Supercoppe.
Dopo, qualche buona annata alla Reggiana (Ancelotti giovane allenatore) e molti infortuni, conseguenza postuma di un calcio giocato senza mai tirare indietro la gamba, si ritira dall’attività agonistica.
Perde la maggior parte dei guadagni della sua carriera di calciatore, con il fallimento della Reggiana. Ha aperto l’enoteca ‘Divino’ a Vergato vicino a Bologna.