Spunta un nuovo testimone nel processo per la morte di Fortuna Loffredo, la bambina di Caivano (Napoli) rimasta vittima di violenza sessuale e quindi uccisa facendola precipitare dal tetto del palazzone popolare dove viveva. Un colpo di scena che potrebbe anche cambiare l’esito del processo, laddove la sua versione fosse ritenuta effettivamente degna di attenzione. L’uomo, che ha voluto rigorosamente rimanere anonimo e che vive a Parco Verde, nel complesso di case dove si è verificato l’omicidio, ha dichiarato le seguenti parole.
“Il punto dove si sarebbe schiantata la bambina non è quello dal quale sono partite le indagini. Io, una signora che quella mattina del 24 giugno del 2014 stava stendendo il bucato, un ragazzo che si trovava sul balcone di casa a fumare e un altro uomo, all’unisono, abbiamo notato che il corpicino di Fortuna, immobile sul selciato, era a quattro-cinque metri più a sinistra di dove è stata poi disegnata la sagoma dai carabinieri” ha sostenuto l’uomo.
Alcuni l’hanno accusato di essere un mitomane per aver parlato solamente adesso. Ma lui ribatte: “Perché parlo solo ora? Ho avuto e ho paura. E anche per un rimorso di coscienza, che si è fatto insopportabile per la recente storia di un presunto caso di pedofilia su una bimba di quattro anni che sarebbe stata abusata, qui nel Parco Verde, dallo zio e dal nonno”. Il nonno di Fortuna, Vincenzo Guardato, ha sempre sostenuto che la nipotina era stata uccisa in un appartamento e portata giù a piedi. Questo spiegherebbe anche l’assenza di traumi sul corpo della bimba.