Tenuta prigioniera per nove anni in cantina dal padre che la violenta ogni giorno, con la madre che lo copre. I parenti sapevano fosse andata via dalla città, a casa di una zia al nord, ma il suo inferno era proprio sotto casa. Il ritrovamento da parte dei carabinieri lascia senza parole.
Ha trascorso praticamente l’intera adolescenza tra “quattro mura” sotto terra, Teresa, la ragazza scafatese che per nove lunghissimi anni è stata rinchiusa nello scantinato della sua abitazione dai propri genitori.
A raccontare la storia è Marco Esposito, da anni impegnato nella lotta contro la violenza sulle donne e che da pochi mesi ha fatto partire il suo progetto dal nome “Woman Respect – Il silenzio ti uccide”. Ed è proprio il silenzio della madre di Teresa che, pur non condividendo le gesta del marito, lo ha coperto per tutti quegli anni davanti alle domande di parenti e amici che chiedevano della figlia scomparsa improvvisamente. «Si è trasferita da una zia al nord, sta facendo le scuole lì, si vive meglio», era questa la risposta che riceveva chiunque chiedesse di Teresa.