Farmacia Verdura: fallisce l’azienda che per decenni ha gestito la storica attività in pieno centro a Pompei e che già nella scorsa primavera era stata affidata in gestione sostitutiva ad un’altra società. Saltato il concordato preventivo, procedura messa in campo nello scorso mese di aprile nel tentativo di salvare la società guidata dalla farmacista Annamaria Verdura e concordare con i giudici fallimentari del Tribunale di Torre Annunziata un piano per arginare la montagna di 10 milioni di debiti che ha schiacciato i bilanci della società. Ma non c’erano soltanto quelli. Eh sì, perché è stato un vero e proprio colpo di scena quello che si è verificato alla vigilia dell’adunanza dei creditori e che ha determinato il crac definitivo. Tre contenziosi tributari dimenticati per un ulteriore debito di un milione e duecentomila euro accumulato nei confronti dell’Agenzia delle Entrate hanno fatto letteralmente saltare il banco.
Pochi giorni prima che i creditori della Farmacia Verdura venissero chiamati ad esprimersi sul piano concordatario, infatti, dall’Agenzia delle Entrate è arrivata una precisazione: nel febbraio 2016 si erano definiti tre contenziosi tributari a sfavore della società che, dal canto suo, non ha presentato ricorso. Sentenze, dunque, definitive. Ma di quelle non c’era alcuna traccia nei conti con i quali si erano confrontati i consulenti della società per mettere a punto il piano di salvataggio dell’azienda. Exit-strategy già complicata di suo, che prevedeva l’impegno da parte della dottoressa Verdura di mettere a disposizione i propri beni immobiliari per soddisfare i creditori, ma che non ha retto di fronte alla scoperta di un nuovo consistente debito. Dimenticanza, negligenza o quel che sia, quelle tre sentenze spuntate a pochi giorni dall’adunanza dei creditori hanno dato il colpo definitivo alla società. Dichiarato il fallimento, i giudici hanno nominato il curatore e avviato così la procedura prevista in questi casi: bisognerà valutare l’intera massa passiva, fare l’inventario dei beni che potranno essere messi all’asta per soddisfare i creditori.
L’attività resta comunque aperta al pubblico. Nella sentenza di fallimento, infatti, viene riconosciuto il fitto d’azienda alla società della dottoressa Imma Amato di Castellammare, già impegnata nel settore e moglie del farmacista stabiese Massimo de Angelis. Già nella scorsa primavera, con l’avvio della procedura concordataria ora saltata, era stata autorizzata da parte di Asl e Tribunale la gestione sostitutiva della farmacia il cui nome, nel frattempo, è cambiato in “Plinio”.
La dichiarazione di fallimento è un altro duro colpo per la famiglia della dottoressa Annamaria Verdura, il cui marito e figlio, rispettivamente Settimio e Antonio Caprini, sono stati coinvolti nei mesi scorsi nell’inchiesta “Caduceo” della Dda di Bologna sul traffico di farmaci rubati, tra cui anche preziosi e costosi anti-tumorali sottratti alle strutture ospedaliere del centro nord e rivenduti all’estero.