Una vita nello sport. È una “Stella d’oro” che brilla d’autenticità quella che Vincenzo Vigilante riceverà oggi, alle sette della sera, al Circolo Tennis Club di Napoli, nel galà organizzato dal Coni per la consegna dei riconoscimenti al merito sportivo. Allo “Zio Enzo” della scherma salernitana spetterà la più alta onorificenza, un premio a 33 anni vissuti in prima linea, da dirigente appassionato e instancabile.
Una storia cominciata nel 1983, quando sua moglie, la compianta professoressa Emilia Imparato, decise che il figlio Gabriele (oggi dottore commercialista ed arbitro internazionale specializzato nella sciabola) avrebbe provato a praticare la scherma. «E pensare che non era uno sport che mi piaceva», sorride oggi Vincenzo Vigilante ricordando il primo approccio nella palestra della Nedo Nadi, con il maestro Fulvio Antonucci e il presidente dell’epoca, il professor Lino Schiavone. «Cominciai a gravitare intorno all’entourage societario e poco dopo, con le gestioni di Alfredo Salati e Giancarlo Chiei, entrai nel Consiglio Direttivo». Da genitore a dirigente il passo fu breve.
“Zio Enzo”, professione impiegato presso la Regione Campania, già negli anni Ottanta non conosceva le mezze misure. E alla scherma dedicò il suo tempo libero senza risparmiarsi. «Lavoravo per il club dalle tre del pomeriggio alle undici di sera. Facevo di tutto, dal segretario ai comunicati stampa», racconta, ricordando quell’indimenticabile esperienza pioneristica nel mondo della comunicazione degli albori, vissuta a Radio Panorama.
Un “martello”, Vigilante. «Ho imparato il mestiere e “rubato” qualche segreto ai dirigenti con cui ho collaborato. A inizio anni Novanta, con Pippo Sabatini, fui anche presidente della Nedo Nadi e cominciai il percorso alla presidenza provinciale della Federscherma, ruolo che ricopro ancora, anche se con la carica di delegato». Poi, nel 1998, la fondazione del Club Scherma Salerno, e l’inizio della lunga esperienza da consigliere del Comitato regionale campano della Fis presieduto da Matteo Autuori.
Motore dell’organizzazione di tanti eventi schermistici a livello nazionale, oltre che costantemente al servizio del Coni provinciale, Vigilante ha sempre messo la passione genuina e disinteressata alla base del suo impegno. «Il Torneo delle Capitali, con le selezioni di Salerno, Roma, Firenze e Torino, è una delle mie creature. Ma più di tutte, sento mio il Trofeo Principe Arechi, kermesse che qualche anno fa portai nella fantastica location del Castello. Fu una soddisfazione indimenticabile, come i complimenti di mia moglie Emilia».
Già, perché la “Stella d’oro” di oggi, lacrime agli occhi, ha inevitabilmente un pensiero rivolto al cielo. «Sì, la dedico ad Emilia, che mi ha accompagnato sempre, pure se spesso mi redarguiva quando spendevo soldi di famiglia per la scherma, e che continua a esser con l’anima al mio fianco anche ora che non c’è più. Questa gioia la condivido con lei e con le mie splendide nipotine».
È il giorno del riconoscimento, ma non sarà un punto d’arrivo. Messo in bacheca il cimelio, da domani, anzi, da stasera, Enzo Vigilante riprenderà il suo pressing “quotidiano”: «Date spazio alla scherma. Ché sui giornali e in tv non se ne parla mai». Lui continuerà a esser onnipresente, in giacca e cravatta per rappresentanza o in abiti più casual, operativo, con lo scotch tra le mani ad affiggere le classifiche delle gare dei ragazzini. Una vita nello sport, e nel suo caso non è affatto un consumato “modo di dire”…