Se nel 1978 avevate almeno 10 anni, il nome di Dirceu vi ricorderà il tiro che, da fuori area, beffò Zoff nella finalina 3 e 4 posto dei Mondiali d’Argentina. Fu il gol del definitivo 2 a 1
Dirceu José Guimarães è stato in campo con la sua Nazionale per 3 Mondiali e 3 Olimpiadi ma non ha mai vinto, anche se il Brasile tutte le volte era la squadra più forte oltre che la favorita.
In una vecchia intervista Dirceu sottolineò che , anche se il calcio dopo il Mondiale del 1970 era cambiato diventando un gioco più tattico ed atletico, il Brasile aveva continuato ad interpretare il gioco come se avesse in campo i fenomeni di Messico 70. Dirceu non avrebbe avuto la classe per giocare con quei miti, ma era della scuola di chi fa viaggiare la palla più veloce del pensiero. Anche nella sua lunga e variegata esperienza italiana, Dirceu è sempre stato sempre più bravo di quello che serviva.
I campionati in Brasile sono troppo variopinti perché possano essere garanzia di qualità esprimibili in Europa anche per calciatori plurivincenti in patria. Il pubblico vuole la giocata, il pezzo di bravura come se il calcio fosse uno sport individuale più che di squadra. Si enfatizzava la spettacolarità del gioco offensivo e si dava poca importanza alla fase difensiva. Solo dopo l’europeizzazione del calcio carioca, sono nati portieri e difensori di valore mondiale e gli stessi attaccanti e centrocampisti hanno scelto un gioco più redditizio
Dirceu arriva in Italia dalla Spagna dove ha giocato 3 anni nell’Atletco Madrid. E‘ il 1978 e dopo il mondiale d’Argentina è destinato alla Roma del suo amico Falcao. Inspiegabili manovre di mercato fanno saltare l’operazione e Dirceu finisce alla neopromossa Hellas Verona. Gli abbonamenti crescono a dismisura perché il brasiliano, per gli scaligeri, è un insperato lusso. Osvaldo Bagnoli, suo malgrado, è costretto, a furor di popolo, a schierarlo al posto di Francesco Guidolin artefice della promozione. Mette in fila 29 presenze e porta l’Hellas ad un insperato piazzamento Uefa. Caliendo, il più funambolico procuratore di quel periodo, lo porta a Napoli. Caliendo non è un piazzista come taluni procuratori in auge ora, è uno che sa di calcio e sa combinare il guadagno colla congruità tecnica dell’innesto. Gioca 30 partite e contribuisce alla salvezza di un Napoli assolutamente disastroso. La rifondazione dei partenopei, voluta da Ferlaino, comincia dall’acquisto degli argentini Maradona e Bertoni. Per il brasiliano non c’è posto perché, in Italia, vige la regola che consente solo due stranieri tesserabili. Fosse rimasto a Napoli, forse, la grande epopea degli azzurri sarebbe cominciata prima. Finisce ad Ascoli e poi a Como, ma è troppo bravo per quei palcoscenici e allenatori e presidenti non gradiscono restare nella sua ombra. Nell’86 gioca coll’Avellino la sua miglior stagione italiana. Il piacere di giocare lo porta dal Messico agli USA. Nel 1989 torna in Italia e gioca prima coll’Ebolitana e poi col Benevento sempre tra i dilettanti. Dirceu è stato uno di quei bambini che, anche da adulto, non ha mai perso la gioia di correre dietro ad un pallone, fosse anche la quarta serie o il calcio a 5
Dirceu José Guimarães è morto in Brasile in un incidente stradale a 43 anni.